Afghanistan, Sleepy Joe Biden spedisce la Cia in Pakistan sperando di non fare un altro disastro

9 Set 2021 17:12 - di Paolo Lami

Dopo il disastro combinato in Afghanistan con la fuga precipitosa pungolati dai  Talebani, “Sleepy” Joe Biden spedisce in Pakistan il direttore della Cia William Burns per incontrare  a Islamabad il capo di Stato maggiore dell’esercito pachistano, generale Qamar Javed Bajwa, ed il capo dei Servizi di intelligence, Fiaz Hami, che, nei giorni scorsi, era stato a Kabul, dove avrebbe partecipato alle trattative per la formazione dei governo dei Talebani.

Secondo quanto riferito in una nota dall’ufficio relazioni pubbliche delle Forze armate di Islamabad, nel corso degli incontri “è stato ribadito che il Pakistan resta impegnato a cooperare con i suoi partner internazionali per la pace nella regione e per assicurare un futuro prospero e stabile per il popolo afghano.

Parole bellissime che fanno a pugni con l’ospitalità che il Pakistan ha dato, finora, non solo ai Talebani ma anche ai terroristi islamici.

Nella nota si legge poi che Burns avrebbe apprezzato il ruolo del Pakistan nella crisi afghana, anche per le evacuazioni di migliaia di civili nelle settimane scorse, e gli sforzi per la stabilità regionale.

Ieri il capo della Cia aveva visitato Nuova Delhi, nemico storico di Islamabad, che negli anni scorsi avrebbe contribuito alla nascita dei Talebani in Afghanistan con l’obiettivo della cosiddetta ‘profondità strategica’ in chiave anti indiana.

E il 23 agosto scorso, 8 giorni dopo la caduta di Kabul, si era recato nella capitale afghana, dove aveva avuto colloqui con il mullah Baradar, oggi vice premier del nuovo governo dei Talebani.

In tutto questo l’Italia, volta di sorpresa dalla decisione improvvisa e improvvisa di Biden cerca di fare chiarezza sul teatro afghano e sulle conseguenze future dell’esgiktrazione.

In questo quadro il Copasir, presieduto dal senatore di FdI, Adolfo Urso, sta procedendo ad audizioni serrate per avere un quadro completo dello scenario dell’area e fare in modo che l’Italia possa mettere in campo iniziative coerenti e strutturate.

Oggi è toccato all’ambasciatore Stefano Pontecorvo, Alto rappresentante civile della Nato in Afghanistan,  che ha coordinato per conto della Nato l’esfiltraziome di migliaia di persone da Kabul mentre i Talebani premevano con aria minacciosa, soprattutto nei pressi dell’aeroporto.

Una audizione, durata quasi due ore e nel corso della quale Pontecorvo “ha fornito al Comitato – ha poi spiegato Urso – importanti e circostanziate informazioni e valutazioni che consentiranno successive riflessioni sia sul tema della sicurezza nazionale sia su quello della difesa europea anche per meglio fronteggiare l’espansione del fondamentalismo e le minacce del terrorismo islamico“.

Moltissimi i temi affrontati da Pontecorvo davanti al Copasir: dagli accordi di Doha agli errori compiuti nelle operazioni del ritiro, dalle modalità con le quali potrà proseguire la fuoriuscita dall’Afghanistan delle persone che hanno collaborato con il contingente italiano e di coloro che intendono farlo alla composizione del nuovo governo e le sue possibili evoluzioni, dai contrasti e le collaborazioni tra il regime talebano e le organizzazioni del terrorismo internazionale al ruolo di potenze regionali ed internazionali come Cina, Russia, Turchia, India e Pakistan e le conseguenze sulle aree di prioritario interesse nazionale fino all’esigenza di una efficace collaborazione e integrazione dell’intelligence e della difesa europea nel quadro dell’Alleanza Atlantica, per consentire all’Europa una maggiore autonomia”.

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