Daphne Caruana Galizia, l’ultimo affronto: l’imputato Fenech legato al giudice della cauzione
Non c’è pace per la famiglia di Daphne Caruana Galizia, la giornalista investigativa e blogger maltese ammazzata con un’autobomba, il 16 ottobre del 2017 a Bidnija, nei pressi della sua abitazione, dopo che aveva denunciato minacce e intimidazioni nell’ambito del suo lavoro di ricerca che l’aveva portata a scoprire una gigantesca rete di corruzione nella quale erano coinvolti imprenditori e politici maltesi di altissimo livello.
Ieri il vice procuratore generale maltese aveva depositato un atto d’accusa per criminal conspiracy contro il miliardario Yorgen Fenech, l’uomo d’affari con interessi in casinò, hotel e società energetiche – a capo del gruppo Tumas e direttore della società maltese-Azerbaijan-tedesca Elettrogas – arrestato il 20 novembre 2019 dopo un rocambolesco inseguimento mentre nottetempo tentava di fuggire dal porto di Malta a bordo del suo yacht e, da allora, ristretto in custodia cautelare.
Fenech, che proviene da una delle più potenti famiglie maltesi e che era finito, come molti altri personaggi maltesi di spicco, nel mirino della giornalista investigativa, è accusato dal vice procuratore generale maltese di complicità nell’omicidio per aver ordinato e pagato l’assassinio di Daphne. E, per tutti questi mesi era riuscito a scansare l’accusa nonostante le evidenze contro di lui fossero schiaccianti.
Subito dopo l’atto d’accusa che introduce ufficialmente il miliardario nel processo per l’omicidio di Daphne Caruana Galizia, Yorgen Fenech aveva chiesto di poter essere rilasciato su cauzione. E oggi si scopre che il giudice che dovrà decidere sulla cauzione è, in qualche maniera, legato a lui: il padre di Fenech ha venduto una barca proprio al giudice qualche tempo fa.
I giornali maltesi riportano che esiste un collegamento tra la famiglia Fenech e il giudice Giovanni Grixti, che dovrebbe emanare il decreto sulla richiesta di cauzione di Fenech.
È l’ennesimo colpo di scena di una vicenda che si trascina da troppi mesi e che ha messo in crisi la reputazione istituzionale di Malta di fronte al mondo intero tanto che è intervenuta la Ue con pressioni importanti affinché le autorità maltesi garantiscano un’inchiesta e un processo corretto e scevro da intimidazioni e inquinamenti.
L’inchiesta pubblica sulla morte di Daphne Caruana Galizia è iniziata nel giugno 2019 dopo le pressioni del Consiglio d’Europa.
Da allora, fra mille difficoltà e tantissimi colpi di scena, tre giudici hanno registrato almeno 120 testimonianze sulla vicenda.
Si è scoperto, fra l’altro, che la carica di esplosivo utilizzato per confezionare l’autobomba è stata consegnata dalla mafia a Pozzallo, in Sicilia, e trasportata con un catamarano di linea a Malta assieme ad altre due confezioni di esplosivo – una utilizzata è l’altra nascosta – e ad alcune armi.
L’inchiesta sull’omicidio di Daphne Caruana Galizia ha portato lontano, perfino in Cina, e ha solo sfiorato, per il momento, l’ex-primo ministro maltese, Joseph Muscat.
Ma l’atto d’accusa firmato ieri dal vice procuratore generale maltese contro Fenech può portare ancora più su nelle gerarchie politiche dell’isola che, in questi mesi, hanno cercato disperatamente di allontanare il sospetto del coinvolgimento.
Fenech, dunque, sarà ora processato come mandante. Il processo avrà inizio dopo il procedimento di appello preliminare, che durerà circa 12 mesi.
Per l’assassinio di Daphne Caruana Galizia sono finora stati incriminati pochi personaggi, nonostante la portata dell’inchiesta che ha svelato, fra l’altro, oltre ad un giro di tangenti anche un traffico di permessi di cittadinanza maltesi venduti a stranieri facoltosi.
A febbraio, uno dei tre uomini accusati dell’omicidio, il tassista Vince Muscat, detto “il-Koħħu”, si è dichiarato colpevole, patteggiando una condanna a 15 anni di carcere.
Le sue dichiarazioni hanno aperto la strada ai magistrati per procedere nell’inchiesta che lambisce, come detto, le autorità politiche dell’isola.
Il processo per gli altri due complici dell’omicidio i fratelli Alfred e George Degiorgio, deve ancora iniziare.
Alla fine di luglio un’inchiesta pubblica sull’omicidio della giornalista, aveva stabilito che lo stato maltese è responsabile dell’uccisione di Daphne Caruana Galizia in quanto non ha riconosciuto i rischi che correva la giornalista per la sua attività investigativa sulla corruzione all’interno del governo e non ha preso le decisioni necessarie per evitarli.
Il rapporto finale concludeva sostenendo che l’omicidio di Daphne Caruana Galizia è avvenuto a causa della “cultura dell’impunità” cresciuta all’interno del governo di Malta.
Una prassi, viene indicato nel rapporto, che si è diffusa ad “altre istituzioni governative, come la Polizia, e ha provocato il crollo dello stato di diritto” nel Paese.
“Sono stato nominato primo ministro dopo l’inizio delle indagini, ma ora sono primo ministro ed è mio dovere scusarmi per i fallimenti dello stato“, aveva detto, il giorno successivo, il primo ministro maltese Robert Abela.
In una conferenza stampa, Abela aveva invitato la famiglia di Daphne Caruana Galizia a incontrarlo. Ed ha assicurato che il governo non esclude un risarcimento se questo potrà contribuire al “processo di riconciliazione“.
L’omicidio di Daphne Caruana Galizia, aveva detto Abela, è un “capitolo nero nella storia di Malta“, qualcosa da cui “dobbiamo trarre una lezione“.
Per questo, il premier ha chiarito che il governo avvierà delle consultazioni pubbliche per implementare le raccomandazioni contenute nel rapporto dell’inchiesta.
Abela aveva anche sottolineato che “istituzionalmente” il Paese è “irriconoscibile” rispetto a quello che era mesi fa ed ha riferito di aver ottenuto l’approvazione dell’Ue, anche se il “processo di riforma continuerà”.
Nelle sue conclusioni, il rapporto di 437 pagine, affermava che lo Stato maltese aveva “creato un’atmosfera di impunità, generata dai vertici più alti” e che esisteva una “ingiustificata vicinanza” tra mondo degli affari ed esponenti di governo.