Tunisia, clima da guerra civile, disordini di fronte al Parlamento preso d’assalto
A dieci anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini che, sulla ventata della cosiddetta Primavera araba, nel 2011, avrebbe dovuto, secondo la narrazione, spazzare via, assieme all’allora presidente Ben Ali, la corruzione e la povertà della popolazione, la Tunisia si ritrova ora a fare i conti con gli stessi problemi e, soprattutto, con un pericoloso clima da colpo di Stato.
Il Parlamento è stato preso d’assalto dai sostenitori del partito islamico moderato Ennahda e si registrano diversi feriti.
La decisioni del flemmatico presidente tunisino Kais Saied detto “Robocop” che ieri, dopo una riunione con i vertici militari e della sicurezza, ha annunciato la sospensione dei lavori del Parlamento, la revoca dell’immunità dei deputati imponendo, al contempo, le dimissioni al premier Hichem Mechichi, sta polarizzando in queste ore, per nulla tranquillizzanti, le forze in campo.
Il leader di Ennahda e capo del Parlamento tunisino, Rached Ghannouchi, ha bollato come “un colpo di stato contro la rivoluzione e la Costituzione” le iniziative di Saied.
Ghannouchi, secondo il sito di notizie TunisieNumerique, ha tentato, nelle scorse ore, insieme ad alcuni deputati, di entrare nella sede del Parlamento circondata dai militari.
Dunque, a dieci anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini, il film si riavvolge. E il movimento islamico, rivela sempre TunisieNumerique, si vede costretto a fare appello ai suoi sostenitori a radunarsi nella zona per “proteggere la rivoluzione e la volontà del popolo“.
In queste ore frenetiche tutti sono dicono certi di interpretare la volontà del popolo.
Saïed si è fatto vedere nella notte in piazza a Tunisi fra la folla lungo Avenue Habib Bourguiba, dove, assicura TunisieNumerique “è stato accolto calorosamente”.
Ai microfoni delle tv il capo dello Stato ha motivato la sua scelta, anche lui, con la volontà “di difendere lo Stato e il popolo” tunisino, esprimendo vicinanza alle sofferenze della popolazione, ricordando i molti che soffrono la fame.
Saied ha volutamente sottolineato che le decisioni di sospendere il Parlamento, revocando l’immunità dei deputati imponendo le dimissioni al premier Hichem Mechichi sono state prese nel rispetto della Costituzione.
Insomma, dice il presidente tunisino in un discorso televisivo nelle ultime ore “non è un colpo di stato“.
“Ho deciso di assumere il potere esecutivo con l’aiuto di un capo di governo che nominerò io stesso – ha detto Saied cercando di rassicurare la popolazione. – Secondo la Costituzione ho adottato le decisioni richieste dalla situazione per salvare Tunisi, lo Stato e il popolo tunisino“.
La Costituzione tunisina non consente lo scioglimento del Parlamento, ma la sospensione delle funzioni per un periodo di 30 giorni. Ed è ciò che ha fatto il presidente, secondo il sito Business News.
Intorno alla mezzanotte ora locale Radio Mosaique Fm aveva rivelato che i militari erano stati dispiegati davanti alla sede del Parlamento e della tv di Stato.
Ma il presidente Saied non ha escluso l’adozione di altre misure. E nel suo discorso ha detto di non volere spargimenti di sangue, passati dieci anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini.
“Chi punta un’arma diversa da quella della legittimità troverà un’arma, ma non voglio una sola goccia di sangue – ha detto. – Quello che è accaduto non è stato un colpo di stato“.
Per il leader di Ennahda e capo del Parlamento tunisino, Rached Ghannouchi, invece, si è trattato proprio di “un colpo di stato contro la rivoluzione e la Costituzione“. E il movimento, secondo altri media, ha invitato la popolazione a “combatterlo”.
Una posizione molto simile a quella dell’ex-presidente tunisino Moncef Marzouki. Che ha criticato le ultime decisioni del presidente Saied, accusandolo di aver “infranto la sua promessa“.
“Coloro che hanno acclamato questo colpo di stato con il pretesto della loro rivalità con Ennahda rimpiangeranno la loro posizione dopo il peggioramento della situazione economica, sociale e sanitaria“, ha avvertito Marzouki parlando con al-Jazeera.
“Kais Saied è il vero problema, non la soluzione”, ha affermato Marzouki, presidente dal 2011 al 2014.
Contro le decisioni di Saied si schiera anche il partito Qalb Tounes (Cuore della Tunisi, ndr) formazione alleata di Ennahda, che ha bollato le iniziative come una “violazione grave della Costituzione e delle disposizioni dell’articolo 80“.
Qalb Tounes chiede al capo del governo, costretto da Saied alle dimissioni, di assumere le sue funzioni “legittime” e invita a non creare un vuoto nella presidenza dell’esecutivo.
Ma Saied – che non ha escluso altre misure e che è un giurista e professore di diritto costituzionale – ha già fatto sapere che assumerà anche la carica di Procuratore generale.
Lo ha annunciato lui stesso dopo che ieri centinaia di persone si erano radunate nelle principali città della Tunisia per contestare il governo e la gestione della crisi economica, aggravata dalla nuova ondata di contagi da Coronavirus.
Da stamane, dopo aver tentato inutilmente di accedere al Parlamento, circondato dai militari a seguito delle decisioni annunciate da Saied, Ghannouchi, che è presidente dell’Assemblea tunisina staziona nella sua auto davanti alla sede dell’edificio i cui lavori sono stati sospesi per 30 giorni.
“E’ un golpe contro la legittimità, la Costituzione, l’Assemblea dei rappresentanti del popolo, il governo, le istituzioni – continua a ripetere Ghannouchi colto in contropiede da una decisione presa “senza nessuna consultazione”. – “E’ un tentativo di monopolizzare il potere“, protesta.
I suoi appelli così come quelli del presidente Saied stanno richiamando verso la zona del Parlamento i sostenitori di entrambi gli schieramenti.
La situazione è, insomma, molto fluida e con evidenti polarizzazioni ideologiche che rischiano di trascendere.
Disordini si registrano in queste ore davanti alla sede dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo a Tunisi.
Il sito di notizie TunisieNumerique riferisce di scontri tra “cittadini e membri del movimento Ennahda e della coalizione Al Karama“. E parla di alcuni feriti a causa del lancio di pietre.
Sul suo sito la webradio Mosaique Fm riferisce di “sostenitori di Ennahda che hanno preso d’assalto” la sede del Parlamento e dell’intervento delle forze di sicurezza che “stanno mediando con i manifestanti”.