La pm del caso Ruby si candida con il Pd. Sarà capolista a Gallarate contro la Lega
La pm del caso Ruby scende in campo con il Pd. Annamaria Fiorillo, la pm del tribunale dei minori del “caso Ruby”, annuncia che sarà capolista a Gallarate contro il sindaco uscente della Lega e ne parla come di una decisione “sofferta”. Sarà la numero uno nella lista della candidata sindaca Margherita Silvestrini, che tenta una sfida impossibile, in terra leghista, contro il sindaco uscente Andrea Cassani per il quale lo stesso Matteo Salvini si è già fatto vedere in città nei giorni scorsi.
Fiorillo era di sinistra all’epoca del processo contro Berlusconi?
“A lungo, all’epoca del processo per le feste nella villa di Arcore – scrive Il Giornale – la Fiorillo era stata radiografata cercando tracce di appartenenze ideologiche o di corrente che spiegassero la sua determinazione: nulla, un cane sciolto senza tessere. Ma ora da quale parte batta il suo cuore lo rende noto lei stessa: decidendo di scendere in campo nella lista che cerca di strappare Gallarate al centrodestra. Una scelta che, inevitabilmente, riverbera le sue domande sugli anni passati dalla Fiorillo con la toga sulle spalle. Era di sinistra già allora o lo è diventata adesso?”.
La pm era di turno quando Ruby fu portata in questura
Fiorillo era di turno la notte in cui Ruby fu portata in questura, il 27 maggio 2010, e poi affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti. “Sui fatti di quella notte – ricorda ancora Il giornale – la Fiorillo fece fuoco e fiamme, accusando Berlusconi di avere costretto i vertici della questura a rilasciare Ruby, e sostenendo di essersi opposta con ogni mezzo alla consegna alla Minetti”.
La Cassazione ha assolto Berlusconi in via definitiva
Ma la sentenza della Cassazione che ha assolto con formula Silvio Berlusconi smentisce la ricostruzione che all’epoca diede la pm. Vi si legge infine che la Fiorillo «finì sostanzialmente con l’autorizzare l’affidamento della minore alla consigliera regionale Minetti». La Fiorillo non prese benissimo la sentenza, anche se arrivò a dire che la Cassazione aveva «confermato la mia versione dei fatti».