Il Riesame respinge la richiesta dell’ex-br Persichetti di dissequestro dei documenti
I giudici del tribunale del Riesame di Roma hanno rigettato l’istanza di dissequestro atti presentata dalla difesa dell’ex-brigatista rosso Paolo Persichetti, indagato dai pubblici ministeri della Procura di Roma con l’ipotesi accusatoria di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo e favoreggiamento.
Al centro dell’inchiesta, che si fonda su un’informativa della Digos del 9 febbraio scorso trasmessa ai magistrati romani, la divulgazione di materiale riservato “acquisito e/o elaborato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro“.
Nei confronti dell’ex-brigatista rosso Paolo Persichetti, oggi ricercatore storico e autore tra l’altro di diversi libri proprio sul caso Moro, l’8 giugno scorso, su richiesta del pm di piazzale Clodio, Eugenio Albamonte, era scattata una perquisizione nel corso della quale gli investigatori della Digos avevano sequestrato diversi documenti relativi al sequestro Moro, in particolare provenienti dal lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, con l’obiettivo di individuare i canali attraverso i quali Persichetti sarebbe entrato in possesso del materiale.
“Il Riesame ha rigettato il ricorso contro il sequestro del mio archivio – scrive Persichetti sul suo blog Insorgenze.net – degli strumenti di lavoro e comunicazione, computer, smartphone, tablet e ogni altro supporto informatico, l’intero l’archivio fotografico di mia moglie, lo spazio cloud dove erano stoccati oltre al mio materiale storiografico anche le cartelle cliniche, amministrative e scolastiche dei miei figli”.
Condannato in contumacia in secondo grado dopo una prima assoluzione, Persichetti, che militava nelle Br-Ucc, venne estradato dalla Francia in Italia nel 2002.
Persichetti fa parte di quel pattuglione di terroristi rossi vissuti in Francia molti dei quali scappati lì beneficiando della protezione della dottrina Mitterand, il trucco con cui Parigi ha impedito per anni all’Italia di regolare i conti della Giustizia con brigatisti, militanti di Prima Linea e di altre organizzazioni estremiste.
Condannato a 22 anni di carcere per concorso morale nell’omicidio del generale Licio Giorgieri, Persichetti è stato scarcerato definitivamente nel 2014.