“Green Pass”, Augias censura i dubbi della Meloni e cita Cicerone. Ma è un boomerang

16 Lug 2021 11:59 - di Giacomo Fabi
Augias

«Meloni ricordi Cicerone», ammonisce Corrado Augias dalle colonne di Repubblica. Che mai c’entrerà – ci chiediamo noi – l’Arpinate con la leader dei Fratelli d’Italia? Intendiamoci: il solo accostamento non può che lusingare. Persino quando, come in questo caso, chi lo propone non è mosso dalle migliori intenzioni. Ma ordine procedamus, direbbe appunto Cicerone. A catturare l’attenzione di Augias è stato il «per me la libertà personale è sacra e inviolabile» pronunciato dalla presidente di FdI a commento della decisione del presidente Macron di graduare le libertà dei francesi in base ai vaccini. Chi li ha ricevuti, ad esempio, può entrare in un ristorante altrimenti resta fuori. E così anche per cinema, teatro, treni e luoghi chiusi dov’è più facile trasmettere il contagio. Una decisione, questa dell’Eliseo, dettata dalla necessità di spingere la gente a vaccinarsi.

Ad Augias non sono piaciute le critiche a Macron

Ciò non toglie, tuttavia, che sia criticabile, visto che arriva a discriminare i cittadini sulla base di una scelta di libertà. Un guazzabuglio, indubbiamente. Meglio perciò  avrebbe fatto Augias a risparmiarsi l’invito alla Meloni ad indirizzare le sue preoccupazioni «al suo sodale Viktor Orbán», apoditticamente bollato come «sostenitore della democrazia illiberale». Il nodo è troppo ingarbugliato per scioglierlo in due battute, e lo stesso columnist di Repubblica lo sa. Il tema del perimetro della libertà personale e le sue interazioni con l’interesse collettivo, soprattutto se riferite alla cura della salute, affascina da secoli giuristi, filosofi e studiosi di ogni disciplina. La nostra stessa Costituzione, all’articolo 32, inserisce il diritto alla tutela della salute dell’individuo nel più vasto «interesse della collettività». Ma qui parliamo di affidare al vaccino il compito di graduare le nostre libertà trasformandolo così nel presupposto giuridico di una discriminazione tra cittadini.

Ma la leader di FdI è in buona compagnia

E allora, più che a Orban, è ad Angela Merkel che Augias avrebbe dovuto ispirarsi prima di polemizzare con la Meloni. La cancelliera, infatti, non seguirà Macron sulla strada dell’obbligatorietà del vaccino. Continuerà ad infondere nei tedeschi fiducia nei suoi effetti. La stessa Commissione Ue si è chiamata fuori dalla disputa, ricordando che le modalità delle campagne vaccinali «sono affari degli Stati membri». In Italia, invece, ha giudicato «costituzionalmente irricevibile» la ricetta-Macron la vice-presidente del Garante della Privacy Ginevra Cerrina Ferroni. Che, da docente (insegna Diritto costituzionale all’Università di Firenze), prospetta «gravissimi effetti sui diritti e sulle libertà dei cittadini». Il dibattito, come si vede, è più che aperto. E nessuno ha la verità in tasca. Neanche Augias, cui rispettosamente consigliamo di riservare a miglior causa il suo simil-ciceroniano latinorum.

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