Grandi navi a Venezia, l’ex-sindaco: l’Unesco pensa alle pietre, non alle persone
Il decreto Grandi Navi che, dal primo agosto, terrà lontane le navi da crociera di oltre 25mila tonnellate dal cuore di Venezia – non potranno più passare davanti a San Marco e al Canale della Giudecca – divide chi la città lagunare la vive e ci vive. E chi ci lavora.
“Una scelta coraggiosa – esulta Franceschini. – E ci sarà un risarcimento per chi sarà danneggiato da questo. Si sta studiando una soluzione definitiva con un concorso di idee fuori Laguna. Quindi una svolta di cui dobbiamo essere fieri e orgogliosi”.
“Al ministro Franceschini, che oggi esulta, vogliamo ricordare che se questa decisione fosse stata assunta, come chiedevamo, dal governo Conte di cui faceva parte, a quest’ora gli accosti a Marghera, adeguati durante il lockdown, sarebbero stati pronti. E si sarebbero evitati durissimi effetti sui lavoratori e le imprese di uno dei principali porti italiani. Ora andiamo avanti velocemente”, dice il presidente di Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggè. Che chiede di migliorare “il decreto in fase di conversione”.
Il problema? “Non sono definiti i tempi della disponibilità dei primi accosti a Marghera”. Quindi, va al sodo Uggè, “è necessario avere la certezza che per marzo 2022 gli accosti siano pronti”.
L’ex-sindaco di Venezia, Orsoni, non ci gira troppo attorno alla faccenda: “l’Unesco pensa solo a tutelare le pietre della città ma non la sua Comunità. E se davvero l’Unesco fosse interessata al bene di Venezia dovrebbe mettere la sua sede in città, così come altre istituzioni internazionali, solo così si fa rivivere Venezia“.
“Il decreto del governo sulle grandi navi è stato fatto con l’ansia di soddisfare l’Unesco“, sostiene Orsoni.
“Va bene far uscire le grandi navi dal bacino di San Marco ma il limite delle 25 mila tonnellate di stazza è eccessivo – spiega. – Forse si poteva arrivare a 60 -70 mila“, ma il problema vero secondo Orsoni è che “Venezia non può fare a meno del suo porto. Venezia è il suo porto, e chi pensa che non sia così come l’Unesco non ha capito che Venezia da sempre vive grazie al suo porto“.
E sulle soluzioni alternative per le grandi navi, Orsoni boccia decisamente “il progetto del porto off shore che creerebbe disastri ambientali mentre va realizzato il waterfront che avevo proposto più di dieci anni fa”.
“Venezia non può fare a meno del turismo dei traffici internazionali come è sempre stato nella sua storia – mette in guardia Orsoni. – Non si può rischiare la desertificazione della città“.
Un altro ex-sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, pur se d’accordo sul fatto di tenere “le grandi navi fuori dal bacino di San Marco” sostenendo che “era tempo” che di prendesse una decisione in tal senso, tuttavia mette in guardia sulla soluzione: “non potrà essere come per il Mose: la più lunga, la più difficile e la più costosa, che ha permesso di ‘pascolare’ a tanti”.
“E la soluzione più complicata e costosa è appunto quella del porto offshore, che creerà un gran traffico in laguna per portare con le navette avanti e indietro i passeggeri delle grandi navi – prevede Cacciari, parlando con l’Adnkronos. – La soluzione più semplice e meno costosa che propongo da anni è quella di un porto attrezzato a Marghera per le navi da crociera che dovranno percorrere lo stesso canale delle navi mercantili, con i passeggeri portati a Venezia sul tram o su autobus ma è una soluzione che verrà di certo scartata perché è la più semplice e la meno costosa“, conclude.
“Prendiamo atto della decisione del governo, ma sono state previste le alternative? – si chiede la Uil Veneto parlando di “scelta improvvisata”. – “Da qui al 1° agosto non si potrà fare niente.”.
“Le parole del ministro Franceschini, che parla di “risarcimenti per chi subisce un danno” non ci bastano: la soluzione non sono gli ammortizzatori e i ristori, ma una programmazione seria, coerente, che permetta al settore crocieristico di ripartire, dice il segretario generale Roberto Toigo.
“In un Paese come il nostro, così indebitato, non si può fare filosofia, ma serve concretezza – rilancia il presidente di Confcommercio Venezia Massimo Zanon. – Abbiamo la responsabilità di dare opportunità vere di occupazione e crescita alle future generazioni. Anche a Venezia“.
Quindi “sì a Marghera per le grandi navi“. “Così come è sacrosanto salvaguardare l’ambiente, è indispensabile difendere il lavoro e non dimenticarne mai la dignità, per le persone e le aziende, per non creare povertà e disperazione”.
“Bene la decisione sulle grandi navi fuori dal bacino di San Marco ma a patto di rinegoziare la concessione del Vtp“, la società Venezia Terminal passeggeri, sottolinea il presidente del Veneto Luca Zaia.
“Noi facciamo parte di quelli che erano convinti che le grandi navi dovessero uscite dal canale della Giudecca e dal Bacino di San Marco”, ha ricordato Zaia. Che, poi, ha rivelato: “ho parlato l’altro giorno con il premier Draghi. L’unica richiesta che ho fatto è di fatto una correttezza istituzionale: la società concessionaria VTP ha un diritto in tema di transiti che non ci saranno più. Quindi c’è un tema di ristori dei mancati proventi, oltre anche ad un tema di di comunicazione internazionale”.