Giustizia, Conte o mente o non è un leader. Aveva promesso di collaborare, ma i 5S fanno il contrario

21 Lug 2021 12:46 - di Michele Pezza
Conte

O è un bugiardo o non è un leader. Ogni riferimento a Giuseppe Conte è puramente voluto. Era solo l’altro ieri quando, reduce dall’incontro con Draghi a Palazzo Chigi, ha diffuso una torrenziale dichiarazione tutta improntata ad amore eterno e imperituro rispetto per il premier. I due si erano visti per fare il punto sulla giustizia, teme che vede i 5Stelle arroccati a difesa della legge Bonafede sulla prescrizione, ora modificata dagli emendamenti del ddl Cartabia. «Saremo collaborativi», aveva assicurato. Per tutta risposta, i pentastellati, di cui sarebbe il capo, hanno scaricato circa mille emendamenti. In tempi in cui la politica era ancora una cosa seria e soprattutto praticata da chi ne aveva respirato l’aria sin da bambino, una smentita simile non sarebbe rimasta priva di conseguenze.

Dal M5S mille emendamenti al testo Cartabia

Oggi, invece, che siamo todos caballeros come nella Spagna di Carlo V, strappa tutt’al più qualche divertito retroscena sui giornali. La questione, invece, è molto seria e investe direttamente la credibilità di Conte nella sua veste di leader del movimento che detiene la maggioranza relativa nei due rami del Parlamento. Se lui assicura collaborazione, collaborazione deve seguire. Diversamente, si torna a bomba: o mente o tra i suoi non lo sta a sentire nessuno. In entrambi i casi, proprio come avveniva ai tempi belli di cui prima, dovrebbe trarne le dovute conseguenze.

Conte leader double face

Conte, invece, non solo non lascia ma raddoppia addirittura. Tanto è vero che nella tardissima serata di ieri, al suo debutto come leader davanti ai gruppi 5Stelle di Camera e Senato, ha alzato la posta sul testo Cartabia. «Vogliamo dialogare – ha premesso -, ma c’è un limite che non possiamo oltrepassare. Non possiamo consentire che svaniscano nel nulla centinaia di migliaia di processi, è un rischio concreto». Chissà perché non l’abbia raccontata così anche a Draghi. Sarà perché è un leader double face: remissivo da vicino e aggressivo da lontano. O come quei biscotti “di qui la vaniglia, di qua c’è il cacao“. Che cosa resti nel mezzo, scopritelo voi.

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