Pedofilia: in carcere Paolini, il disturbatore tv preso a calci in diretta da Frajese. Sconterà 8 anni

22 Giu 2021 12:58 - di Redazione
Paolini

Gabriele Paolini, il più antico e famoso disturbatore della tv (Paolo Frajese gli assestò un paio di calcioni in diretta e, più di recente, Mentana invitò un suo inviato a fare altrettanto), è stato arrestato. A spedirlo in carcere, un cumulo di condanne per reati che vanno dall’induzione alla prostituzione, alla pedofilia fino alla tentata violenza. In totale dovrà scontare otto anni di carcere. Ad emettere l’ordine di esecuzione della pena è stata la Corte d’Appello di Roma. A prelevare Paolini dalla sua abitazione Roma, sono stati gli agenti del distretto di Polizia di San Basilio.

Gabriele Paolini ha cumulato una serie di condanne

L’ingarbugliata vicenda giudiziaria di Paolini comincia nel 2013. In quell’anno, infatti, a seguito di indagini scattate dopo una denuncia nei suoi confronti, per il disturbatore della tv si aprono le porte del carcere. Vi resta per 19 giorni, al termine dei quali sconta altri 20 mesi nella più attenuata misura degli arresti domiciliari. L’accusa che gli inquirenti gli contestavano era particolare grave ed infamante:  rapporti con minori in cambio di soldi. Inoltre, sempre secondo l’impianto accusatorio avrebbe avuto una relazione con un 17enne non consenziente. È proprio quest’ultimo reato ad aver fatto scattare la denuncia, il processo e quindi la condanna per tentata violenza.

Il suo legale: «Un’occasione persa per la giustizia»

Nel 2017 arriva la condanna di primo grado: i giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma condannano Paolini a cinque anni di reclusione. La sentenza troverà poi conferma prima in Corte d’Appello e poi in Cassazione. Nonostante i tre gradi di giudizi e la conseguente irrevocabilità della condanna, la difesa continua a ribadire la tesi dell’innocenza di Gabriele Paolini.  «È un’occasione perduta per la giustizia – è stato il commento dell’avvocato Massimiliano Kornmuller, uno dei legali del disturbatore dei giornalisti. Il mio assistito – ha concluso – si è sempre professato innocente».

 

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