La civiltà “inclusiva” sforna dei paradossi: come difendere la vera libertà

1 Giu 2021 11:27 - di Antonio Saccà
Inclusione e libertà

La concezione, l’ideologia dell’inclusione sono contraddittori , una società che rispettasse questi principi esploderebbe, le aggregazioni esistono in quanto includono ed escludono: includere tutto e tutti significherebbe porre in atto un’aggregazione che scoppia per eccesso di inclusione. Non esiste possibilità di un’inclusione generalizzata e generale. Non c’è dubbio che l’andamento dell’umanità, approssimativamente, ha uno sviluppo  rintracciabile in un processo inclusivo. Gli antichi furono assolutamente escludenti, gruppi chiusi accedere ai quali era difficilissimo; si tramandavano di padre in figlio la condizione, mediante la determinazione delle caste, come in India, o con barriere  molto vicine alle caste, nuclei aristocratici.  I greci, i romani ma non soltanto, tutti i popoli antichi ebbero nuclei  aristocratici:  guerrieri, sacerdoti, possidenti terrieri e poi i mercanti, i lavoratori,e gli schiavi o peggio, arrivavano addirittura a sostenere che gli uomini detenevano anime differenziate e gli schiavi non erano uomini non avendo anima, erano strumenti, macchine.

Gli esclusi tentarono di essere inclusi, di solito con risultanze tragiche: la  rivolta servile a Roma fu una carneficina di schiavi, anche le lotte  dei loro rappresentanti del popolo vennero sanguinosamente soppresse. Nel  tempo, molto tempo, secoli addirittura, lentamente delle classi escluse riuscirono a conquistare potere e rappresentanza, la prima gigantesca inclusione fu quella della borghesia nei confronti della aristocrazia; pervenendo allo spossessamento; successivamente l’inclusione del proletariato all’interno della società borghese, talvolta eliminandola…

Ma vi sono altre inclusioni, non di classi sociali ma di esseri umani: le donne che erano discriminate politicamente ed anche economicamente; gli omosessuali, discriminati e persino condannati; gli schiavi che in linea di principio conquistarono la libertà ma non l’esercizio effettivo di essa; neri, ebrei, i poveri, i colonizzati… La nostra epoca ha cercato di rimediare, di risolvere, di includere gli esclusi: la legislazione spesso addirittura tutela particolarmente coloro che in passato vennero emarginati, vilipesi, sottomessi. Come accennavo siamo nell’epoca dell’inclusione e della protezione accresciuta di chi venne escluso per motivi religiosi, sessuali, di razza… Dobbiamo, possiamo includere tutto e tutti?

Se qualcosa o qualcuno non ci sembra accettabile diveniamo discriminatori, con dei pregiudizi, retrogradi, non dobbiamo rifiutare, dire sì ma anche dire no? Riferiamoci ad una disputa attuale. La parità di genere significa che ogni orientamento sessuale ha diritto ad esprimersi giacché gli orientamenti non si limitano alla dualità maschio/donna ma ne contengono molti e tutti alla pari e da tutelare: se qualcuno li disistima incorre in un reato. Ma in concreto:il pedofilo va tutelato? E’ di sicuro un “orientamento” sessuale, allora va protetto? Si dirà, ma è reato l’abuso di minore, quindi il pedofilo non va protetto. No. Se vi è la parità di ogni orientamento (parità di genere) la pedofilia cessa di costituire un reato: è un “orientamento”! E’ reo di suscitare odio e discriminazione chi ritiene il pedofilo depravato da rinchiudere presto?

Chi vanta la propria civiltà oltraggia le altrui civiltà, suscita disprezzo razziale? Chi esalta la propria religione ritenendola “vera” è condannabile in quanto indirettamente fa reputare “false” le altrui religioni? Chi si vanta di essere “maschio” offende i maschi che si sentono donne? Chi predilige la carne  umilia chi predilige le verdure? Fosse così potremmo capovolgere il ragionamento: è il maschio che è vilipeso da chi con organi maschili si considera donna ? E’ chi mangia carne che si sente svilito da chi preferisce i vegetali? E così via. Cosa intendo dire? Chee né possiamo includere tutti e tutto, nè dobbiamo limitare la libertà di giudizio. Altro è dichiarare: non considero opportuno che un uomo partorisca, dal dire: condannate a morte l’uomo che vuole partorire.

Ma la distinzione è presso che inesistente, si potrebbe congetturare che nel giudizio negativo vi sia anche una determinazione all’odio. Vi sono dunque degli errori micidiali nell’inclusione assolutizzata. Il primo è: non possiamo, non dobbiamo includere tutto e tutti; il secondo è che dobbiamo essere liberi di apprezzare o non apprezzare. Pensate che straordinaria società sarebbe quella in cui un uomo che è ancora fermo nel preferire le donne dovrebbe stare cauto a dirlo perché può offendere un uomo che ama un uomo, libero di farlo ma libero anch’io di avere altre scelte; o un cattolico che crede Gesù figlio di Dio dovrebbe tacere perchè un mussulmano che lo ascolta considera questa affermazione la massima blasfemia! Gran cosa la conquista della libertà, purchè non sia oppressiva ! Insomma: “incluso”, non mi escludere!

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *