Crisanti: «Io e Galli pessimisti? No, siamo solo prudenti. In un mese settemila morti»

4 Giu 2021 16:35 - di Renato Fratello
Crisanti

«Con Galli a Forte dei Marmi la cena dei catastrofisti? No. Io e Galli non siamo pessimisti, siamo solo prudenti». Così Andrea Crisanti, professore di Microbiologia e Microbiologia Clinica all’Università di Padova, ai microfoni di Un giorno da pecora su Rai Radio 1.

Crisanti: «Io e Galli siamo prudenti»

«Pessimista dà un senso negativo – dice il microbiologo dell’Università di Padova – mentre noi siamo nella scala della prudenza, più o meno sulla stessa linea». Troppo prudenti sulle riaperture di marzo come ha ammesso Galli? «Sicuramente. Ma non avevamo al tempo nessun argomento per prevedere l’esito positivo. Del resto – ribadisce provocatoriamente il professor Crisanti – se alla funivia del Montarone non fosse successo niente, avrebbero fatto bene a togliere i freni? Questa è la domanda da porsi».

«Aprire in sicurezza»

«E comunque – aggiunge – questo mese non è successo nulla ma ci sono già 7mila morti, ricordiamocelo. Aprire bisogna aprire – dice ancora Crisanti– ma in sicurezza e con prudenza. Tutta l’opera di un medico è quella di minimizzare i rischi del paziente e la stessa cosa vale anche per la collettività».

Sei a tavola al ristorante? «Non esiste un numero esatto per le persone a tavola nei ristoranti, è soltanto una questione di buon senso. Penso che quando avremo raggiunto il 70-75% dei vaccinati – afferma il microbiologo – potremo togliere quasi tutte le restrizioni».

«La mascherina all’aperto è ancora necessaria»

E ribadisce il concetto. «La mascherina all’esterno, per un mese o un mese e mezzo, è ancora necessaria. Dopo di che, quando avremo raggiunto un numero di vaccinati importante, penso che sia inutile tenerla all’esterno».  Il rischio di contagiarsi all’aperto secondo Andrea Crisanti ancora c’è. «In Inghilterra – ricorda il professore di microbiologia – un decimo delle persone contagiate sono vaccinate, la maggior parte dalla variante indiana. E non sappiamo in quanta misura queste persone possano essere inconsapevolmente portatori sani».

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