Vissani cuoce a fuoco lento Draghi e Speranza: «Mi fanno venire il mal di pancia»

17 Mag 2021 14:15 - di Fortunata Cerri
Vissani

«Ogni cuoca deve imparare a governare lo Stato». La frase fu pronunciata da Lenin e puntava a chiarire che dopo la rivoluzione  persino la cuoca poteva governare un Paese. Una frase che si profila quasi come una profezia alla luce di quanti, chef e cuochi, quotidianamente vanno in tv a parlare di crisi. Non sono governanti ma sicuramente sono diventati influencer. «A Milano si mangia con il cappotto e io esco dal ristorante col mal di pancia». Lo chef Gianfranco Vissani, non ha digerito, è il caso di dirlo, la scelta del governo, attuata finora, di poter mangiare nei ristoranti soltanto ai tavoli all’aperto. A Milano per girare uno spot, lo chef di Casa Vissani di Baschi, in Umbria, dice all’Adnkronos che il suo dolore allo stomaco dipende dal freddo che ancora fa nel capoluogo lombardo, dove è costretto a mangiare all’aperto, ma anche dal fatto che «al governo non hanno capito che, dopo 14 mesi di chiusure, servono i ristori. Non hanno idea – aggiunge – di cosa significhi gestire un’impresa di famiglia».

Vissani sullo slittamento del coprifuoco

«Lo slittamento del coprifuoco dalle 22 alle 23? Dovrebbero farlo partire perlomeno dalle 24 in poi e soprattutto consentire che si possa cenare all’interno dei locali. Il mio ristorante, ad esempio, è certificato “Nasa” e ha un sistema di aerazione che crea una bolla attorno al cliente, il quale, se fosse positivo al Covid, non potrebbe trasmetterlo. Perché non posso restare aperto dato che offro anche questa garanzia?».

Lo chef Colonna: «Se mi chiamasse Draghi…»

Interviene anche Antonello Colonna. «Mi auguro sia l’uno che l’altro. Ma se mi chiamasse Draghi e mi chiedesse di scegliere fra lo slittamento del coprifuoco e l’apertura interna dei ristoranti anche a cena, non avrei dubbi: a che serve un coprifuoco alle 23 o anche più tardi se poi il ristorante è chiuso?». Lo chef dell’Open Colonna di Milano ne parla con l’Adnkronos, commentando la convocazione della cabina di regia per decidere se inserire, nel prossimo decreto del 24 maggio, lo slittamento del coprifuoco dalle 22 alle 23.

«Non vogliamo palliativi»

«Di certo non abbiamo bisogno di palliativi – afferma con convinzione Colonna – né di mezze aperture o mezze chiusure. Vorrei inoltre un po’ di coerenza: se dobbiamo essere europeisti, non dobbiamo esserlo soltanto con i colori del semaforo attribuiti ai vari cibi del nostro agroalimentare. Ma dobbiamo esserlo a maggior ragione con le politiche per la ripresa economica. In Europa, ma anche in Gran Bretagna e negli Usa stanno riaprendo tutto, senza troppe limitazioni, perché non lo facciamo anche noi? E perché gli ultimi a essere presi in considerazione e quindi a essere penalizzati debbono essere sempre i ristoranti? Non mi spiego perché nel weekend abbiamo potuto assistere a scene di spiagge e stabilimenti pieni mentre nei ristoranti si va con il contagocce».

E infine. «I ristoranti sono il principale motore economico del turismo eppure abbiamo ancora troppi vincoli rispetto ad altre categorie. Non ci dimentichiamo che questo maggio finora è andato malissimo, dato che a causa del maltempo spesso non si è potuto cenare all’aperto».

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