Tassa di successione, a rischiare di pagarla in voti è il Pd: Letta fa più flop di Zingaretti

22 Mag 2021 14:31 - di Valerio Falerni
Letta

All’ex-governatore della Toscana Enrico Rossi piace da morire l’ideona di Enrico Letta di fare la dote ai diciottenni coi balzelli sulle eredità dei ricconi. «È di sinistra», ha sentenziato. Sarà. Ma, almeno a giudicare dalle reazioni extra-moenia, se c’è uno che rischia di pagare salato la tassa di successione, è proprio il Pd. In termini di voti, ovviamente. Già, chi mai avrebbe immaginato che il passaggio da Zingaretti a Letta potesse costare il sorpasso nei sondaggi da parte di FdI? Eppure è accaduto. Merito di Giorgia Meloni, certamente. Ma quanta involontaria complicità da parte del segretario dem. Da quando è tornato dalla Francia per insediarsi al Nazzareno non ne ha imbroccata una.

Letta colleziona fallimenti

Orami è un mix tra Fantozzi e Tafazzi. Il contropiede rifilatogli da Draghi proprio sulla tassa di successione è solo il flop più recente ed evidente. Ma prima ne ha collezionati tanti. A cominciare dall’alleanza con il M5S, che pure ha perseguito con puntiglio degno di miglior causa. Alla fine si ritrova con un pugno di mosce in mano e a rischio sconfitta nelle principali città italiane, a cominciare da Roma. Accadesse realmente, quella che per i grillini rappresenterebbe una debacle per il Pd diventerebbe una tragedia. Tanto più che sulla legge elettorale, appena tornato dal volontario “esilio” parigino, Letta ha rimesso in soffitta il proporzionale in favore del maggioritario.

M5S, legge elettorale e Draghi

Una scelta di discontinuità rispetto a Zingaretti che ora mezzo partito gli chiede di riconsiderare. A che servirebbe – ragionano nel Pd – impiccarsi al progetto di una coalizione con i 5Stelle ballano più di Don Lurio e sono ormai prossimi all’implosione? Solo a complicarsi la vita. Prova ne sia lo spiazzamento seguito alla sortita di Salvini su Draghi al Quirinale. Oltre che per intuitus personae, il centrodestra pensa così di accorciare di un anno la legislatura. E Letta? Se accetta, i suoi lo linciano. Se si oppone, rischia di regalare Draghi agli avversari. Proprio lui che aveva deciso di “sposarne” l’agenda. Un disastro, appunto.

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