Miracolo, l’Inps scrive ai morti: «Lei è deceduto e le togliamo la pensione. Ma può fare ricorso»

25 Mag 2021 13:19 - di Michele Pezza
Inps

«Gentile signore, le comunichiamo che lei è decaduto dal diritto alla pensione di cittadinanza per le seguenti motivazioni: è deceduto». Altro che paradossi della burocrazia: qui siamo in pieno teatro pirandelliano. Invece è solo l’Inps gestione Tridico. E laddove un tempo qualcuno avrebbe inveito contro la prevalenza del cretino, oggi è costretto ad imprecare contro la dittatura dell’algoritmo. Almeno si spera. Già perché nulla, ma proprio nulla, che abbia un aspetto appena vagamente umano può scrivere, leggere e sottoscrivere una lettera di quel tenore. Neppure la Fornero dei tempi epici.

Incredibile comunicazione dell’Inps

Eppure – informa sul Tempo Alberto Di Majo – una firma in calce c’è: quella del direttore Angelo Franchitti. È suo anche il prosieguo: «Lei potrà recarsi presso i nostri uffici per ricevere ulteriori chiarimenti e inoltre, entro 30 giorni dal ricevimento della presente, potrà proporre istanza motivata di riesame». Chiaro, no? Sei morto e per questo ti tolgono (ovviamente) la pensione di cittadinanza. Però, se ti è rimasta un po’ di vita in corpo, puoi pure fare ricorso. A questo punto, delle due l’una: o l’Inps ha piazzato sedi distaccate anche nell’Aldilà o ha assunto una squadra di medium in grado di entrare in contatto con l’anima dei defunti e leggerne i ricorsi. In ogni caso, ha più a che fare con la Provvidenza celestiale che con la previdenza sociale.

Destinatario un ingegnere scomparso il 17 marzo scorso

Purtroppo non è una barzelletta e neppure uno scherzo. È tutto nero su bianco con tanto di timbri, date e firma. Tutto vero, come lo scomparso destinatario dell’incredibile comunicazione. Si chiamava Franco O. ed è morto a Roma lo scorso 17 marzo. Era un ingegnere con una lunga esperienza lavorativa all’estero. Anche per questo aveva accumulato pochi contributi. Dal 2019, tuttavia, era titolare di pensione di cittadinanza. Ogni dodici mesi doveva presentare la documentazione fiscale necessaria. Purtroppo è riuscito a farlo solo per un anno. Poi la morte lo ha beffato. Mai però quanto quel “distinti saluti“, tipico delle comunicazioni inter vivos, con cui l’Inps ha chiuso la lettera. Un po’ come se Andres Serrano, il più celebrato immortalatore di cadaveri, dicesse “sorrida prego” prima di far scattare il clic della sua fotografia.

 

 

 

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