M5S, gli espulsi preparano lo scisma. Si va verso lo scontro frontale mentre si litiga per il ponte sullo Stretto

12 Mag 2021 12:44 - di Roberto Frulli

Ci mancava il Ponte sullo Stretto per spaccare definitivamente a metà l’M5S.
Dopo le espulsioni dei grillini non allineati cacciati con ignominia dal portone principale e in procinto di  prendersi una rivincita mettendo in campo un massiccio e numeroso gruppo di opposizione, dopo la traumatica separazione fra M5S e Rousseau per una penosa questione di soldi – tanti – che i Cinque Stelle devono dare – ma fanno melina – a Davide Casaleggio per l’utilizzo della piattaforma informatica, l’ultima tegola piovuta sulla capoccia del povero Giuseppe Conte, di Grillo, Crimi e Di Maio, l’ha lanciata il sottosegretario alle Infrastrutture, il siciliano Giancarlo Cancelleri. Che, nel corso dell’assemblea dei gruppi parlamentari, convocata proprio per discutere dell’opera – un tempo invisa al M5S, come ha velenosamente ricordato l’Associazione Rousseau sul Blog delle Stelle – ha chiesto di mettere da parte le posizioni ideologiche proponendo di aprire un tavolo permanente sul tema. Apriti cielo.

“Ho sentito Giuseppe Conte, ci siamo confrontati e siamo arrivati insieme alla conclusione che va istituita una Commissione per analizzare la questione dal punto di vista tecnico e politico“, ha detto l’ex-consigliere regionale siciliano assicurando, bontà sua, di non voler dividere il Movimento.
E’ stato come gettare  un cerino acceso dentro una santabarbara.

Le parole di Cancelleri accendono l’assemblea.
Già l’intervista del sottosegretario a ‘La Stampa‘ aveva creato malumori.
Le parole dell’ex-consigliere regionale grillino durante la riunione hanno fatto definitivamente saltare la mosca al naso di molti.

Sia il reggente Vito Crimi – in queste ore sempre più traballante dopo la decisione del Tribunale di Cagliari sulla sua legittimità di garante ipotecata dal ricorso presentato dall’avvocato Lorenzo Borrè e accolto dai giudici – che i capigruppo Davide Crippa ed Ettore Licheri hanno stigmatizzato quella che viene bollata come un’uscita non opportuna di Cancellieri.

Dalla platea degli eletti, collegati in videoconferenza, è arrivato un coro di no al ponte sullo Stretto. Ma non manca, soprattutto tra i siciliani, chi sposa la linea aperturista di Cancelleri.

“Nelle prossime settimane – ha preannunciato il sottosegretario in assemblea – avvierò gli Stati generali delle infrastrutture siciliane: voglio sentire la politica siciliana, le associazioni di categoria, gli imprenditori, i sindaci“.
E ancora: “Non si possono mettere da parte le ambizioni di una popolazione e di un Movimento che nel 2017 alle regionali in Sicilia ha preso il 36% e nel 2018 il 49%: questi voti non li abbiamo presi dicendo di no ma costruendole, le cose”.

Il presidente (grillino) della Commissione Trasporti del Senato Mauro Coltorti, professore ordinario di geomorfologia, è categorico: non si può costruire un’opera del genere in una zona franosa, tra le più critiche d’Italia.

Per il collega dell’M5S, Ruggiero Quarto, geologo, è prematuro parlare oggi di ponte sullo Stretto: una follia, dice, vista la scarsa conoscenza del sito.
La calabrese pentastellata Federica Dieni, contraria all’opera, sentenzia: Cancelleri è stato scorretto. E il Movimento deve chiarire se quella del sottosegretario era solo una posizione personale.

L’ex-ministro della Salute Giulia Grillo, deputata catanese, minaccia di togliere la fiducia al governo qualora passasse il sì al Ponte.
Piovono critiche anche da altri parlamentari come Andrea Cioffi, Giuseppe D’Ippolito, Giovanni Vianello, Danilo Toninelli.
“L’uscita di Cancelleri ha creato un grossissimo danno al Movimento 5 Stelle“, ha ribadito l‘ex-ministro delle Infrastrutture, Toninelli, “Giancarlo ne prenda atto. Solo con una presa di distanza si può ripartire da zero e aprire un dibattito”.

“Mi pare folle”, attacca l’ex-sottosegretario al Mise, Stefano Buffagni.
“In questo momento parlare di Ponte sullo Stretto mentre dal nostro sito ci attaccano, mentre la priorità sono le persone, le nostre imprese e i vaccini“.
“La Sicilia è ultima sui vaccini e ha lacune nella sanità: si deve partire da quello e dalle infrastrutture interne prima di aprire altri capitoli”, rincara il deputato lombardo.
“Il tuo ruolo assomiglia a quello di un assessore regionale“, ironizza Diego De Lorenzis rivolgendosi a Cancelleri. L’idea di una Commissione interna viene giudicata “tardiva” dalla senatrice Gabriella Di Girolamo.
Insomma grandinano fitte le polemiche.

Più prudente il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli: “L’iniziativa di confrontarci sulle infrastrutture siciliane è una buona iniziativa se parte dal presupposto che, prima di considerare quell’opera, vanno considerate tante altre cose. Non per dire un no a priori ma per dire che noi saremo giudicati per come decideremo di allocare le risorse pubbliche”.

Ma si levano anche voci a sostegno di Cancelleri.
Merito di Giancarlo aver acceso il dibattito, basta subire scelte di altri partiti, dobbiamo scrollarci di dosso il fatto che siamo quelli del no a prescindere: è il ragionamento espresso dal deputato Generoso Maraia.
Il Sud ha sete di opere, ha osservato il parlamentare campano, e non possiamo aspettare che il resto sia pronto.

Se dobbiamo parlare di Ponte solo quando il resto in Sicilia è stato fatto, osserva la messinese Angela Raffa, allora condanniamo la Regione a 10 anni di arretratezza.

“Noi vogliamo le infrastrutture che mancano e che sono utili a migliorare le condizioni pessime in cui versa il nostro territorio. Ferrovie a doppio binario, strade provinciali e autostrade degne di questo nome. Vogliamo l’alta velocità Messina-Palermo, oltre alla Messina-Catania-Palermo. Vogliamo un progetto infrastrutturale per il Sud. Oltre a questo servono anche opere di mitigazione per la città di Messina“, le parole del questore di Montecitorio Francesco D’Uva.

“Non do assolutamente priorità al ponte se prima non si completano le altre infrastrutture” ma “non voglio negare alle generazioni future la possibilità di poter fruire di un attraversamento stabile”, l’opinione del senatore siracusano Giuseppe Pisani.

In tutta questa rissa dialettica sul Ponte, mentre il garante M5S nominato da Grillo, Vito Crimi, e quello nominato dal Tribunale di Cagliari, Silvo De Murtas, si litigano l’elenco degli iscritti avanzandone la richiesta a Rousseau e a Casaleggio, gli espulsi dal Movimento si preparano a dare battaglia e si organizzano per mettere in piedi un nuovo gruppo.

Tra Camera e Senato fervono i preparativi per la creazione di una nuova compagine parlamentare formata dai 5 Stelle espulsi.

Questa mattina, a Montecitorio, c’è stato un fitto colloquio tra Andrea Colletti, rappresentante della componente ‘L’alternativa c’è‘ alla Camera (costituita dagli ex-M5S) e i senatori Nicola Morra e Barbara Lezzi, anch’essi espulsi dal gruppo grillino di Palazzo Madama per non aver votato la fiducia al governo Draghi e attualmente non iscritti ad alcuna componente.

“Da settimane ci confrontiamo con persone che la pensano come noi, come componente abbiamo l’obiettivo di creare una forza di opposizione sia dentro che fuori il Parlamento. Una forza di opposizione che possa diventare anche forza di governo”, dice Colletti all’Adnkronos.

“La prospettiva di creare un gruppo unitario di ex-M5S è concreta, ci lavoriamo da molto tempo, la volontà è quella. Il nome della nuova forza politica? Non ci abbiamo ancora pensato. Più che il nome ci interessano progetti e valori”, conclude il deputato abruzzese.

Ieri la prima mossa politica ‘unitaria’ degli espulsi ex-M5S. Che, in una nota, hanno contestato i ritardi nella destinazione dei 7 milioni delle restituzioni M5S, al momento ancora fermi sul conto corrente del Comitato per le rendicontazioni.
Il comunicato è stato firmato sia dagli esponenti de ‘L’alternativa c’è‘ sia dagli altri ex-grillini del Misto non iscritti ad alcuna componente.

Dal canto suo Giuseppe Conte, investito da Grillo del ruolo di leader in pectore, giura che è ormai questione di poco per dare vita al nuovo M5S e sfoggia sicurezza: “Sono stati due mesi spesi bene. Per rifondare una forza politica occorre del tempo, occorre un confronto continuo, a tutti i livelli. Ora siamo pronti. Abbiamo una carta dei principi e dei valori, un nuovo statuto, una piattaforma di voto alternativa: a giorni avremo i dati degli iscritti, perché non può che essere così, ci sarà un grande momento di confronto pubblico e poi si voterà”, assicura l’avvocato pugliese.
Ma, come si dice, sembra fare i conti senza l’oste Casaleggio. Che quegli elenchi non li molla, lo ha già detto.

Su questo caos a breve dovrebbe planare la decisione della Procura di Cagliari che impone a Crimi di farsi da parte.
“In questo contesto quel che colpisce è la totale mancanza di resipiscenza di Crimi, quale componente del Comitato di Garanzia, nel prendere e dare atto che il provvedimento di espulsione di Carla Cuccu era ed è ingiusto e che merita pertanto di essere revocato – si stupiscono gli avvocati Lorenzo Borrè e Patrizio Rovelli, legali della consigliera regionale sarda del M5S espulsa. – La sua attenzione invece è tutta accentrata sulla questione, per noi meramente contingente, della nomina del Curatore speciale, che rappresenta una mera necessità processuale per instaurare correttamente il contraddittorio”.

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