Loggia Ungheria, il pm Storari interrogato a Brescia sullo scambio di documenti con Davigo
Nuovo interrogatorio, ma stavolta alla Procura di Brescia, per il pm milanese Paolo Storari indagato per rivelazione di segreto di ufficio per la consegna dei verbali secretati dell’avvocato Piero Amara sulla presunta “loggia Ungheria” all’allora esponente del Csm, Piercamillo Davigo.
Storari, accompagnato dall’avvocato Paolo Della Sala, ha varcato, poco prima delle 15 di questo pomeriggio, la porta della Procura dove è stato ascoltato dal procuratore capo di Brescia Francesco Prete.
“Non posso parlare del contenuto e dell’oggetto di quanto dichiarato davanti ai magistrati, ma la sua posizione è chiarita”, ha assicurato l’avvocato Della Sala al termine dell’interrogatorio. “Basta buttare inutilmente fango su una persona”, ha aggiunto il legale.
In precedenza, lo scorso 8 maggio, Storari era stato ascoltato anche dai colleghi della Procura a Roma – che procedono contro l‘ex-segretaria al Csm di Davigo – ai quali ha confermato le parole dell’ex-esponente del Csm, in particolare in relazione alla consegna, ad aprile scorso in pieno centro a Milano, dei verbali o meglio di pagine di word non firmate, contenenti rivelazioni sulla presunta loggia segreta.
Una consegna fatta, secondo Davigo e Storari, per “tatto istituzionale” tenuto conto della delicatezza e dei nomi di rilievo presenti, tra cui quelli di alcune toghe note, come Sebastiano Ardita che dello stesso Davigo era amico e collega di corrente, Autonomia & Indipendenza, prima della rottura di ogni rapporto.
La conferma che il passaggio sia avvenuto a Milano – inizialmente si riteneva che Storari e Davigo si fossero incontrati a Roma e lì scambiati la documentazione – ha posto, ovviamente, problemi di competenza territoriale.
Ora, infatti, ad occuparsi dell’inchiesta sul fronte della rivelazione del segreto d’ufficio non è più Roma ma, appunto, la Procura di Brescia.
Resta a Roma, invece, la vicenda relativa alla consegna dei verbali di Amara, in forma anonima, alle redazioni di Repubblica, del Fatto Quotidiano e al consigliere del Csm, Nino Di Matteo, amico e collega di corrente, inizialmente, sia di Davigo, sia di Sebastiano Ardita. Poi la rottura con Davigo.
In relazione a questo filone è indagata l’ex-segretaria di Davigo al Csm, Marcella Contrafatto alla quale, durante la perquisizione, è stata trovata una busta contenente 4.000 euro con una data scritta sopra di poco antecedente la consegna dei verbali ai giornalisti e a Di Matteo.
Ma Sebastiano Ardita esclude che possa essere lei il Corvo.