Caso Fedez, quando la diatriba social svilisce il confronto: influencer e politica

4 Mag 2021 12:28 - di Nicolò Stefano Aldigheri
Fedez politica

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Sabato 1 Maggio, in occasione del tradizionale concerto della “Festa del lavoro” , scoppia la bagarre tra la Rai e Fedez. Quest’ultimo denuncia sui social l’emittente televisiva di Stato, colpevole a sua detta di voler censurare il suo discorso, considerato scomodo perché comprendeva un chiaro attacco ad un partito della maggioranza del Governo Draghi, la Lega. Il rapper milanese, pubblica un video sui suoi social, tagliato e modificato ad arte per servire la propria narrazione, tentando di far trasparire una sorta di complotto; ordito dalla Lega per impedirgli di manifestare liberamente il proprio pensiero sul Ddl  Zan e la sua disapprovazione per il partito di Matteo Salvini. Peccato per lui che la sua interlocutrice, vicedirettrice di Rai 3, Ilaria Capitani, fu portavoce dell’ex sindaco di Roma, primo segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni. E non sia dunque propriamente riconducibile al mondo del centrodestra ed inoltre che la RAI non aveva alcun interesse ne responsabilità di censurare il suo intervento.

Diatriba social a tutto campo

La diatriba è poi continuata, sempre a distanza, a suon di tweet e post vari, tra filo-Salvini e fan di Fedez, agguerriti più che mai. Non sono mancati gli interventi di esponenti politici, numerosi in supporto al rapper, dal neosegretario del PD Enrico Letta, all’ex premier Giuseppe Conte, che sottolinea la necessità di riformare la RAI, dimenticandosi, forse, di aver firmato personalmente le attuali nomine dell’emittente televisiva.

L’involuzione del dibattito politico

Facendo un passo oltre all’episodio specifico, possiamo vedere l’ennesima dimostrazione di un progressivo e costante svilimento della politica. Che non si basa più sul confronto tra idee differenti , ma sulla mera esposizione delle proprie posizioni, possibilmente a distanza, senza contraddittorio: andando non solo ad impoverire i contenuti della politica ma anche sminuendo la figura del politico ad un semplice annunciatore, alla stregua di un qualsiasi influencer.

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