Vaticano, è caos: arrestato a Londra il broker Torzi. Inchiesta partita da una denuncia dello Ior

12 Apr 2021 16:13 - di Redazione
Torzi

Un arresto e diversi indagati, colpiti anche dalla misura interdittiva del divieto di esercitare per sei mesi la professione di commercialista o di ricoprire uffici direttivi di imprese. È il bilancio di un’operazione compiuta questa mattina dalla GdF di Roma nell’ambito di un’inchiesta nata in Vaticano e per la quale il Promotore di Giustizia della Santa Sede ha chiesto assistenza giudiziaria alla Procura capitolina. La misura dell’arresto riguarda il broker Gianluigi Torzi, già sotto inchiesta per la vendita di un immobile londinese. Le altre misure interdittive sono scattate a carico di Giacomo Capizzi, Alfredo Camalò e Matteo Del Sette.

Sotto la lente un investimento immobiliare a Londra

Per tutti l’accusa ipotizzata è emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti. Torzi, che si trova a Londra, è accusato anche di autoriciclaggio. I pm della Capitale hanno già attivato la cooperazione giudiziaria internazionale. L’inchiesta – scrive il gip – scaturisce «da una denuncia del direttore generale dello Ior (Istituto per le Opere di Religione)», a sua volta innescata da una lettera presentata il 4 giugno del 2019 dalla Segreteria di Stato vaticana. La lettera riguardava una richiesta di finanziamento di 15 milioni, «motivata da non meglio precisate “ragioni istituzionali”». I successivi controlli hanno invece evidenziato che la richiesta di finanziamento era da collegare all’estinzione di un mutuo acceso su immobile sito al numero 60 della Sloane Avenue di Londra.

Il Gip: «Non c’è traccia ufficiale dell’acquisto del palazzo»

L’immobile è intestato ad una società off-shore, la Sa Limited, acquistata il 2 maggio del 2019 dalla Segreteria di Stato e poi ceduta alla Gutt Sa, società di diritto lussemburghese. Di tale investimento, tuttavia, non c’è traccia. «Non c’alcun documento ufficiale – rileva il gip – trasmesso dalla Segreteria di Stato al Consiglio dell’Economia». In ogni caso, «la Segreteria di Stato non può impiegare in operazioni ad elevato rischio finanziario i fondi ricevuti per finalità benefiche». I controlli hanno ricostruito che 4 milioni e mezzo (dei 15 richiesti) sarebbero finiti, via bonifico, a due società inglesi di Torzi. Il broker li avrebbe utilizzati per speculazioni finanziarie  nella Borsa italiana.

La difesa di Torzi: «Provvedimento infondato»

L’operazione – stando sempre all’ipotesi accusatoria, gli avrebbe fatto guadagnare oltre 750mila euro in pochi mesi. Soldi che gli sarebbero servizi a ripianare 670mila euro di debiti di altre sue due aziende. Le indagini hanno fatto emergere anche un giro di false fatturazioni emesse senza alcuna giustificazione commerciale e al solo scopo di frodare il fisco. Nel frattempo, i legali di Torzi si preparano alla battaglia. «Impugneremo questo provvedimento davanti al Riesame», annuncia Marco Franco. «Sono sconcertato dalla lettura del provvedimento del gip. Mi sembra la sintesi ancora più inconsistente della tesi Vaticana, già fatta a pezzi dal giudice inglese».

 

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