Studentessa bendata, i genitori in difesa della Prof: «Scelta concordata per evitare imbrogli»
Non una mortificazione inflitta dall’alto a quella singola studentessa, ma un modo «concordato» con gli stessi ragazzi per evitare imbrogli. A ricostruire così la vicenda della studentessa di Verona bendata per l’interrogazione, che è costata all’insegnante una pubblica gogna e l’avvio di accertamenti da parte dell’Ufficio scolastico, sono stati quattro genitori di quella stessa classe, testimoni dei fatti. «Cara professoressa, la nostra stima nei suoi confronti rimane immutata», si legge nella lettera che hanno inviato al dirigente del liceo in cui si è verificato il caso. Più dell’attestazione di stima, però, ciò che risulta particolarmente interessante dell’intervento dei genitori è la ricostruzione di quel «contesto» su cui anche l’Ufficio scolastico regionale ha annunciato di voler fare luce e che è finito completamente bypassato dalle accuse e dal clamore sollevati immediatamente intorno al caso.
I genitori difendono la Prof sulla studentessa bendata
I quattro genitori, infatti, hanno spiegato di essere stati testimoni dell’interrogazione, chiarendo che la sostanza delle ricostruzioni non è esatta. «In questo anno particolare, che ha messo a dura prova studenti e professori, anche noi – hanno spiegato i genitori – ci siamo ritrovati a condividere spazi in casa con i nostri figli. Era proprio giovedì 8 aprile e quando si è collegata con la sua classe ha realizzato che doveva interrogare ben tre studenti, non una. Eravamo presenti e sappiamo che ha cercato di mettere a proprio agio gli studenti, pur chiedendo di chiudere gli occhi». Non solo, la stessa interrogazione di giovedì era programmata.