Ma quale “modello Italia”: l’infettivologo Andreoni demolisce la retorica di Conte

2 Apr 2021 12:19 - di Fortunata Cerri
modello Italia

Ma quale “modello Italia“. Dopo il Der Spiegel  e l’agenzia Bloomberg anche l’infettivologo Massimo Andreoni demolisce il “modello Italia” tanto decantato nei mesi scorsi da Conte. La retorica del governo in pochi mesi è stata fatta a pezzi: troppi errori sul campo.

L’infettivologo Andreoni: «Il modello Italia non ha funzionato»

L’ultima stroncatura è arrivata, per l’appunto, dal direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). Andreoni è anche primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. «Credo che dopo quattordici mesi di epidemia, forse quindici, possiamo dire che il modello Italia non ha funzionato», ha detto in collegamento con Agorà su Rai 3. «Non ha funzionato – ha spiegato – perché siamo il settimo Paese al mondo per numero di casi. Preceduti però da Stati Uniti, Brasile, Russia, India. Paesi che hanno un numero di abitanti molto più alto del nostro. E quando andiamo a vedere il tasso di letalità, siamo il Paese peggiore».

Andreoni: «Un tasso di letalità al 3%»

«Abbiamo un 3% di mortalità e quando diciamo che è legato al fatto che la nostra popolazione è più anziana stiamo esagerando, perché avere uno o due anni in più di media di vita non spiega tutto questo»,  ha incalzato l’infettivologo. «La numerosità dei deceduti in Italia deve riconoscere altre cause. Probabilmente abbiamo fatto meno tamponi rispetto a Francia e Gran Bretagna che hanno avuto circa un milione di casi più di noi e hanno un tasso di letalità leggermente più basso. Gli unici simili a noi sono gli inglesi che hanno un tasso di letalità del 2,9%. Li abbiamo criticati perché non avevano misure di contenimento. Però adesso almeno loro stanno recuperando sulle vaccinazioni».

«I colori non hanno funzionato»

Allora, ha concluso l’esperto, «evidentemente le misure che noi abbiamo attuato, questi colori regionali e provinciali, non hanno funzionato perché sono stati come dato finale equivalente a chi ha lasciato invece la popolazione aperta e a un certo punto ha iniziato a mettere un lockdown vero quando ha iniziato a vaccinare la popolazione».

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