La Wada sul caso Schwazer boccia la sentenza italiana: “Nessun complotto, non marcerà mai più”

2 Apr 2021 11:17 - di Carlo Marini

«Trovo l’ordinanza chiaramente diffamatoria nei nostri confronti oltre che basata su affermazioni senza evidenza scientifica». Lo dice al Corriere della Sera il direttore generale della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, Olivier Niggli, a proposito dell’ordinanza di archiviazione del caso di Alex Schwazer del tibunale di Bolzano.

«Siamo stati invitati a intervenire come parte civile in una vicenda in cui eravamo estranei perché il magistrato capisse se Schwazer andava processato o no. Abbiamo fornito le consulenze richieste, ci aspettavamo una decisione sintetica, in un senso o nell’altro, non 87 pagine che ipotizzano un complotto internazionale con prove di fantasia».

La Wada replica ad Alex Schwazer: “Ci ha diffamato”

«Il controllo di Schwazer era stato chiesto da World Athletics, il test eseguito dal laboratorio di Colonia, la positività sanzionata dal Tribunale di Arbitrato Sportivo. Noi dovevamo contribuire ad accertare solo tre cose per conto del giudice. Se nelle urine del signor Schwazer conservate a Colonia ci fosse testosterone sintetico. Risposta: c’era. Se nelle stesse urine ci fosse il suo Dna. Risposta: c’era. E se, infine, vi fosse anche del Dna di altri, tramite un’indagine forense sofisticata. Risposta: non c’era».

“Il laboratorio di Colonia, tra i più prestigiosi al mondo, è stato accusato di una manipolazione in stile russo senza nemmeno essere interpellato. L’ordinanza non prevede repliche o appello: non possiamo difenderci da accuse gravissime”.

«Se conosco Sandro Donati? Molto bene. È lui la vittima di questa storia. Donati, che ha collaborato con noi, è stato un militante dell’antidoping. Con Schwazer ha cercato di dimostrare che un ex dopato poteva vincere con le sue forze e un buon allenatore. Ma si è trovato in una situazione impossibile da accettare, a un tradimento». Il direttore generale della Wada non esclude nulla, «nemmeno un’azione giudiziaria per diffamazione. L’Italia, politica compresa, è tutta con Schwazer? È umanamente comprensibile. Seguono i fatti così come sono presentati e provano compassione per l’uomo». Per Niggli, la medaglia d’oro di Pechino 2008 non tornerà a marciare: «Mi sembra che la federatletica l’abbia escluso. La sentenza del Tas è definitiva – conclude – noi non ci faremo intimidire».

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