Draghi chiama Moderna per avere più vaccini. L’Ue si mette di traverso: «No a patti bilaterali»

10 Apr 2021 9:00 - di Viola Longo
draghi moderna

Mario Draghi avrebbe contatto direttamente Moderna per l’eventuale acquisto di dosi aggiuntive di vaccino. La notizia, circolata come indiscrezione, inizialmente non è stata smentita da Palazzo Chigi e ora, stando a Repubblica, che per prima l’ha divulgata, sarebbe stata invece «confermata». Il piano di approvvigionamento, però, ha ricevuto lo stop della Commissione europea, che si è detta apertamente contraria agli accordi bilaterali tra i singoli Stati membri e le aziende, ricordando «l’obbligo politico e legale di non negoziare accordi paralleli».

Draghi chiama Moderna

Secondo quanto riferito prima dal quotidiano e poi dall’agenzia Reuters, Draghi avrebbe chiamato l’ad di Moderna per avviare i contatti. Una circostanza, si diceva, confermata dalla presidenza del Consiglio, che però non ha confermato che sia trattato dell’avvio di una vera e propria trattativa. Insomma, da quello che si evince, il premier starebbe testando una possibilità non ancora resa operativa. E sulla quale, infatti, nessun dettaglio è trapelato rispetto a quantità e tempi.

Lo stop della Commissione Ue

Qualcosa, comunque, si muove. Lo stesso Draghi, del resto, aveva spiegato qualche tempo fa, nell’ambito del dibattito che si era aperto su Sputnik, che «bisogna prima cercare il coordinamento europeo, oppure si fa altrimenti». Proprio la questione europea potrebbe dunque essere alla base della cautela con cui il premier si sta muovendo nell’affaire Moderna. La Commissione europea, per il tramite di un proprio portavoce, infatti, ha chiarito di essere contraria alle accelerazioni da parte degli Stati membri, per evitare che si inneschi una “guerra dei vaccini” all’interno dei propri confini. «Sono proibite le trattative parallele», è stato il messaggio. E Draghi, secondo quanto riferito da fonti del governo, citate da Repubblica, vorrebbe evitare di arrivare allo scontro con l’Unione. 

Le ipotesi per non scontentare Bruxelles

Il governo starebbe dunque lavorando di sponda per trovare una strada che non scontenti Bruxelles. Diverse le ipotesi allo studio per raggiungere l’obiettivo. Una sarebbe quella di considerare l’articolo 7 della strategia vaccinale dell’Unione, quello sull’«obbligo politico e legale» di andare avanti insieme, in maniera più estensiva di come fa la Commissione, aprendo quindi alle singole forniture. Un’altra sarebbe quella di un intervento del premier italiano per sollecitare una maggiore fornitura a tutta l’Unione, sebbene resti l’incognita dell’effettiva capacità delle aziende di rispondere alla domanda. Infine, vi sarebbe quella di favorire la produzione dei vaccini sul nostro territorio nazionale, garantendo ricadute sulle forniture anche a livello comunitario.

Quelli che “facciamo da soli”

Resta comunque il fatto che, mentre Roma procede con mille accorgimenti, fra i partner europei c’è già chi si è portato avanti. C’è il caso notissimo dell’Ungheria, che si è procurata Sputnik anche senza il via libera dell’Ema. E c’è il caso della Germania, che a sua volta potrebbe rivolgersi alla Russia, dopo che già a gennaio aveva fatto sapere di aver prenotato bilateralmente 55 milioni di dosi tra Pfizer, CureVac e Idt Biologika.

 

 

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