Un team dell’Ema andrà a Mosca per l’ok al vaccino Sputnik. Patto tra Vaia e Galli per i test in Italia

23 Mar 2021 14:00 - di Davide Ventola
sputnik vaccino ANSA

L’Agenzia europea per il farmaco (Ema) sta pianificando una missione in Russia per ispezionare i siti di produzione del vaccino Sputnik V nell’ambito della sua valutazione relativa all’autorizzazione del farmaco nell’Ue. Lo ha reso noto la responsabile dell’Ema, Emer Cooke, in un’audizione all’Europarlamento. Secondo le autorità russe, la delegazione arriverà a Mosca il 10 aprile.

Intanto, a Roma, sta per iniziare la sperimentazione.  Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani, fa sapere che “ci sarà uno scambio di ricercatori con il Gamaleya Institute di Mosca. Nonché di materiale biologico, per approfondire con studi di laboratorio la validità del vaccino Sputnik, soprattutto per capire l’efficacia sulle varianti”.

Tavola rotonda promossa dal Forum dialogo Italo-Russo

Dalla tavola rotonda online, Evoluzione della pandemia, vaccino russo Sputnik V, sue caratteristiche e prospettive di utilizzo, Vaia annuncia. “Stileremo un protocollo di riservatezza per questo scambio di ricercatori, che deve avvenire per dare trasparenza ai dati scientifici dei due istituti. La scienza è neutra e non deve avere assolutamente interessi”. “Siamo partiti dalla pubblicazione su Lancet che ha verificato una efficacia di oltre 91% – aggiunge -. I colleghi verranno qui a dirci anche quali sono state le reazioni avverse. Avremo 100 dosi di vaccino Sputnik per fare una sperimentazione”.

“Lo scambio dei materiali biologici con l’istituto russo alla luce delle varianti, che i colleghi si sono impegnati a portare allo Spallanzani, ci consentirà di individuare l’efficacia degli anticorpi prodotti dopo il vaccino – evidenzia Vaia -. Questo studio clinico, a cui mi auguro parteciperà anche il professor Massimo Galli del Sacco di Milano e gli studiosi di San Marino, per ora riguarderà solo 100 dosi. Ma sarà una sperimentazione che apre alla possibilità di verifica anche una seconda somministrazione di vaccino, a seguito di una prima inoculazione sperimentale con altri prodotti che non hanno dato risultati sperati”. E ancora: “Lo studio di approfondimento con lo Sputnik sarà quindi determinante. Per questa ragione – rimarca Vaia – a giorni firmeremo il memorandum d’intesa con l’istituto Gamaleya di Mosca per la sperimentazione sul vaccino Sputnik allo Spallanzani”. E “pubblicheremo i dati della sperimentazione del vaccino russo – evidenzia Vaia -. E’ necessario una sorta di documento che spieghi i risultati dello studio”.

Galli accoglie l’invito di Vaia: “Sperimentiamo il vaccino Sputnik insieme”

L’ok di Galli non si fa attendere. L’infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università Statale di Milano, sottolinea che, “sul vaccino russo, i dati su ‘Lancet‘ sono favorevoli. Trovo che la decisione di utilizzare un doppio vettore per le due dosi sia una posizione originale dei ricercatori russi. E’ un approccio interessante, che è stato utilizzato in studi collaborativi anche con AstraZeneca. I risultati sono assolutamente incoraggianti e importanti”.

“Come si potrà usare al di fuori della Russia? Mi auguro che le difficoltà, che sono state poste sui processi autorizzativi da parte di Ema, siano facilmente risolte in tempi brevi” afferma Galli, aggiungendo: “Da noi in Italia c’è una terza ondata e serve un uso estensivo e valido della vaccinazione e credo che il contributo di ogni vaccino, in questo caso lo Sputnik, è sicuramente un’arma in più che ci farebbe comodo”.

Inoltre, a seguito dell’invito del direttore sanitario dello Spallanzani, Galli offre la sua disponibilità: “Raccolgo l’invito dei colleghi dello Spallanzani per collaborare alla sperimentazione del vaccino russo con il Gamaleya Institute”.

“Penso che Sputnik sia un buon vaccino, i dati pubblicati dicono che dà i risultati degli altri” dice anche Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, ospite di ‘Cusano Italia Tv’. “Questo vaccino ha un adenovirus diverso per ogni dose; il vantaggio è che dopo la prima somministrazione si formano molti anticorpi contro quel virus, per cui quando fa la seconda con lo stesso virus rischia di avere meno efficienza nella penetrazione delle cellule, mentre se la seconda dose la fa con un adenovirus diverso l’efficienza è maggiore”.

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