Sulla Boldrini l’ira dei collaboratori parlamentari: “Ripugnanti le sue motivazioni sul parrucchiere”
Non c’è solo il caso della collaboratrice parlamentare dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, al centro della bufera per il presunto sfruttamento con soldi pubblici per mansioni non adeguate. In tanti, in Parlamento, rigettano la definizione di “portaborse” e chiedono maggiore rispetto e dignità, anche sulla base del caso della collaboratrice della Boldrini sollevato da Selvaggia Lucarelli su “Il Fatto Quotidiano”. Oggi, sempre sul quotidiano di Marco Travaglio, si fa sentire José De Falco, presidente dell’Aicp, Associazione italiana collaboratori parlamentari.
Le accuse alla Boldrini dei collaboratori parlamentari
“Quello che è successo è ancora più grave, perché la responsabilità di Laura Boldrini è anche quella di una ex presidente della Camera, una personalità che ha rappresentato le istituzioni”, attacca il presidente dell’Aicp, Associazione italiana collaboratori parlamentari, che esprime giudizi molto duri sui collaboratori della Boldrini a cui erano destinate mansioni da assistenti personali. “Il tema è che proprio lei conosce bene i temi sottesi alla problematica dei collaboratori parlamentari e della poca trasparenza dei loro contratti. Abbiamo perfino una foto fatta con la Boldrini durante un incontro con l’associazione a seguito di uno scandalo sui collaboratori nel 2017. Vi fu anche un prima pagina di Repubblica in cui lei diceva ‘Portaborse? Sfruttare è vergognoso, la Camera cambi pagina’. Sembrava essersi spesa insomma…”.
Anche Fico nel mirino per non aver sanato la situazione
Anche l’attuale presidente grillino della Camera finisce nel mirino dell’Aicp. “Sembrava anche Fico sembra spendersi molto, ma nessuno evidentemente ha voglia di disciplinare la materia. Perché? Ciascun parlamentare ha nel suo cedolino una voce che si chiama ‘spese per esercizio del mandato’ che alla Camera sono 3.680 euro, al Senato 4.180 al mese. Di queste spese, ne va rendicontata solo la metà. Con questo fondo dunque si possono fare contratti di consulenza, di lavoro subordinato e altro. Naturalmente parliamo di attività connesse all’attività politica. Sì, anche organizzazione di convegni o stampati vari”. E la parrucchiera da chiamare? “Un favore saltuario è un conto, ma se vuoi un personal shopper lo paghi a parte… Quello della Boldrini è stato uno scivolone soprattutto nella fase di giustificazione, l’argomento ‘molti fanno come me’ ripugna e dovrebbe ripugnare anche lei. Lo strumento per superare questa brutta figura è diventare la paladina della regolamentazione dei contratti dei collaboratori parlamentari, lottare perché sia trasparente chi viene assunto e per quali mansioni”.