Sicilia, truccavano i dati su decessi e contagi: tre arresti. Indagato Razza, assessore alla Salute
Dati epidemiologici taroccati e decessi spalmati. È l’accusa della procura di Trapani a carico di tre dipendenti del Dipartimento per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico (Dasoe) dell’assessorato siciliano alla Salute. Per loro è scattata la misura degli arresti domiciliari. Indagato invece a piede libero l’assessore alla Sanità Ruggero Razza. A lui gli investigatori hanno sequestrato telefonini e computer. Per tutti, i reati contestati sono concorso in falso materiale ed ideologico. In particolare, la Procura li accusa di aver più volte alterato i dati della pandemia (contagiati e tamponi) diretti all’Istituto Superiore di Sanità. Avrebbero così condizionato i provvedimenti da adottare per il contrasto al virus.
L’inchiesta è della Procura di Trapani
L’inchiesta nasce dalla scoperta che in un laboratorio di Alcamo, nel Trapanese, erano stati forniti dati falsati su decine di tamponi. I pm hanno così avviato accertamenti basandosi anche su intercettazioni telefoniche. In una di esse si sente Razza parlare con la dirigente Letizia Di Liberti. I due parlano dei dati relativi ai morti. «I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?», chiede lei non sapendo di essere intercettata. «Ma sono veri?», chiede sua volta l’assessore. «Si, solo che sono di tre giorni fa», risponde la dirigente. E Razza dà l’ok: «Spalmiamoli un poco, spalmiamoli un poco…». È opportuno chiarire che per tutti gli indagati vale il principio della presunzione d’innocenza. Il Gip ha confermato l’esigenza di misure cautelari, ma le accuse dovranno trovare i necessari riscontri nelle ulteriori fasi dell’inchiesta.
Musumeci: «Fiducia in Razza, la verità emergerà»
Lo dice la Costituzione, ma per il Pd non conta. Il segretario regionale Anthony Barbagallo parla infatti di «sistema marcio e malato», di cui i presunti dati falsi e «sono la punta di un iceberg». «Musumeci – conclude – non ha scelta: Razza non può restare un minuto di più». Ma il presidente della Regione è la vera parte lesa della vicenda, sempre che i fatti contestati trovino certezza in una sentenza. A scriverlo è proprio il Gip: «Musumeci era estraneo allo scellerato disegno politico. Anzi, pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite». Il presidente, dal canto suo, ribadisce «fiducia nell’azione dei magistrati». Ma non rinuncia a rivendicare l’operato della sua giunta. «Noi – puntualizza – le zone rosse le abbiamo anticipate, non nascoste». Fiducia anche in Razza. «Se fosse responsabile, adotterebbe da solo le decisioni consequenziali. Sono convinto che la verità emergerà prestissimo».