Sanremo, “Costretti a cacciare clienti”: ristoratori in rivolta. Locali trasformati in mense per la Rai
Sanremo, i ristoratori lanciano l’ultimo grido d’allarme: “Noi, costretti a cacciare clienti”. Locali trasformati in mense per la Rai. Altro che ripartire col Festival. La contestazione va in scena a pochi passi dal teatro Ariston che ospita la kermesse musicale più famosa d’Italia, in piazza Colombo. I ristoranti a Sanremo in rivolta per il caos ordinanze. I locali sono aperti da giorni, ma solo per la Rai e, tutt’al più, operativi per le case discografiche. Un’apertura anticipata grazie alla formula dei contratti stile mensa aziendale, legittimamente stipulati con la tv di Stato, che porta le maestranze al Festival.
Sanremo, ristoratori in rivolta per il caos ordinanze
Dunque, una ripresa delle attività ma solo per i privilegiati del pass: una popolazione ridotta all’osso dall’emergenza sanitaria e selezionata in base a rigide misure di prevenzione e controllo. L’eccezione del Festival, che ha rimesso in funzione la macchina imprenditoriale nella regione, ma solo ed esclusivamente per la parentesi del Festival, non consola i ristoratori. E meno che mai li risarcisce delle ingenti perdite fin qui accusate. Ma sanate fin qui da ristori tardivi e inefficaci. Tanto che, uno dei molti rappresentanti della categoria. Tra le più bersagliate dai dpcm e danneggiate dalle restrittive misure anti Covid, parlando con La Stampa in prossimità dell’inizio della kermesse, ha denunciato: «A febbraio di quest’anno le cifre del transato dicono che abbiamo lavorato il 70% in meno dell’anno precedente».
Sanremo, ristoranti trasformati in mense aziendali per la Rai
Non è possibile andare avanti così». Con il rientro improvviso in fascia arancione anche per il distretto sanremese, denunciano in molti e riporta Il Giornale, «abbiamo avuto due cambi di colore in appena quattro giorni. È davvero difficile da capire. Per i ristoratori così è un’agonia». Ma non è tutto. Tra i ristoratori insoddisfatti nonostante la piccola apertura del contratto mensa con le aziende, su tutte la tv di stato, che portano le maestranze al Festival, c’è anche chi, al danno economico, aggiunge anche la beffa professionale. Perché i clienti che possono accedere a sale e tavoli all’aperto sono pochi. E ancora: perché, lamenta qualche titolare d’esercizio sempre dalle colonne de La Stampa, «questo tipo di servizio non premia la nostra tipologia di ristorante». E, soprattutto, perché spesso e volentieri i ristoratori liguri sono costretti a mandar via tanti clienti che si avventurano nonostante i divieti alla vista di un locale aperto,. Ma che poi, non rispondendo alle credenziali del contratto d’accesso. O non disponendo il ristorante – a tavolini ridotti e distanze di sicurezza accentuate – degli spazi richiesti, devono andarsene sconsolati e affamati.
Si lavora coi motori al minimo, la denuncia: “Costretti a cacciare la gente”
Un dato che in qualche modo accontenta il mondo dell’asporto che, potendo contare comunque su sushi, pizza e rider, riesce a lavorare e a sodisafare la richiesta sempre crescente di chi, in assenza di altro, punta delivery. un settore che riesce a galleggiare e di cui la pandemia sempbra aver rinforzato la richiesta e migliorato l’offerta. Per il resto, però, si lavora comunque al minimo. E quel minimo è anche estremamente penalizzante per i più. Con i tunri che cominciano con un tavolino da due. Pass al collo. E mascherina al seguito. Così, giusto ieri sera, il titolare di un wine bar ha aperto il locale in segno di protesta. Subito sono intervenuti 11 agenti della Polizia di Stato per bloccare i clienti. A Sanremo, ritwittano molti utenti sui social, «solo i dirigenti e giornalisti Rai possono accedere ai ristoranti di sera… la plebe deve restare fuori»...