Ong, il piagnisteo di Casarini: attacco a Procura di Ragusa e giornalisti. Tace l’Anm
L’estremista di sinistra Luca Casarini attacca a testa bassa la magistratura di Ragusa (che lo ha indagato) con frasi gravemente diffamatorie, si scaglia contro alcuni giornalisti che hanno scritto su di lui e che, a suo dire, avrebbero un passato di eversori di destra e sostiene di essere vittima della sempiterna “macchina del fango“.
Motivo? Casarini è stato pizzicato dai magistrati mentre chiacchiera a ruota libera svelando il meccanismo del business degli immigrati sul quale si sono buttate a pesce le tristemente famose Ong. Una, in particolare, in queste ore ha una certa difficoltà a conciliare la finta immagine buonista che ha cercato di dipingersi addosso con quello che la Procura di Ragusa ha, invece, scoperto: la Mediterranea Saving Humans di cui Luca Casarini è capo missione.
La vicenda è quella emersa tre giorni fa grazie ad un articolo de Il Giornale firmato dal noto giornalista e e inviato di guerra Fausto Biloslavo. Che ha pubblicato stralci delle intercettazioni in cui si sente distintamente Casarini dire sostanzialmente che la cricca della Ong brinderà a champagne con i soldi in arrivo: “domani a quest’ora potremmo essere con lo champagne in mano a festeggiare perché arriva la risposta dei danesi“.
A cosa si riferiva Casarini che, poco prima, sempre intercettato, aveva esultato così: “faremo il botto”?
Per i magistrati di Ragusa non c’è dubbio: stava parlando dei soldi, centinaia di migliaia di euro, che Mediterranea Saving Humans avrebbe incassato – attraverso una fattura farlocca per mascherare il business – dagli armatori danesi della Maersk Etienne in cambio del trasbordo di 27 immigrati dalla petroliera alla nave Mare Jonio. E, poi, portati in Italia.
Per nascondere il business che le Ong continuano ostinatamente a negare, viene, appunto, concordata fra i danesi e i sedicenti volontari della Ong, una dicitura falsa e volutamente generica nella causale del bonifico da 125mila euro: “servizi di assistenza forniti in acque internazionali“.
Come la prendono i diretti interessati quella pioggia di soldi? Casarini è euforico solo all’idea dell’arrivo di quei soldi. E rivolto a Beppe Caccia, capo missione dell’operazione migranti ed ex-assessore dei Verdi a Venezia dice: “Con quelli si sistemano tutti!”.
Una volta arrivati quei 125mila euro per il trasbordo dell’11 settembre dei 27 immigrati dalla petroliera danese alla Mare Jonio e poi scaricati in Italia è, invece, Caccia ad annunciare a Casarini: “l’attribuzione di una confortante gratifica natalizia”.
Ma, molto prima, c’è, addirittura, una sorta di contrattazione fra i danesi e gli pseudobuonisti volontari della Ong. Si parte da 270mila euro. E’ il prezzo chiesto dagli affaristi della Mediterranea Saving Humans agli armatori della petroliera per prendersi in carico gli immigrati. Perché? Perchè la petroliera è ferma finchè non si libera del carico di clandestini. E ogni giorno di fermo costa l’iradiddio ai danesi.
L’imbarazzante vicenda emersa grazie all’articolo di Bisloslavo della trattativa d’affari sulla pelle degli immigrati come non farebbe neanche il peggiore degli scafisti ha, ovviamente, fatto infuriare Casarini. Che, invece, di stare zitto o fare mea culpa, ha attaccato tutti: Procura e giornalisti. Senza che, peraltro, né la solitamente ciarliera Associazione Nazionale Magistrati né la Federazione della Stampa abbiano sentito il bisogno di censurare gli attacchi.
“La macchina del fango si è già messa in moto in maniera veloce, c’era da prevederlo. Tutto parte da una inchiesta basata sul niente“, ha detto Casarini, nel corso di una diretta Social.
“Si finisce alla gogna usando battute, frasi messe di qua e di là attribuite tutte a me e appiccicate per costruire il mostro e poi sbatterlo in prima pagina”, piagnucola Casarini.
E ancora, gettando fango sui magistrati: “La Procura di Ragusa che inizia questa operazione è una piccola Procura che si conosce per il suo schieramento – azzarda Casarini. – Pensate che uno dei procuratori è il fautore della prima inchiesta contro il soccorso civile in mare nel lontano 2004 con il caso Cap Anamur, l’altro procuratore ha più volte esternato la sua volontà di bloccare i soccorsi in mare“.
Finito con i magistrati, Casarini attacca i giornalisti che “si firmano come giornalisti ma che si conoscono per il loro passato di appartenenza agli ambienti eversivi di destra“.
“Si costruisce questa operazione in maniera illegale, ci sarebbe il segreto istruttorio. Chi ha passato le carte a questo supposto giornalista – prosegue ancora il “disobbediente” – il processo si fa in aula e non sui giornali, ma poi utilizzando ovviamente frasi decontestualizzate”.
“Stappare una bottiglia di champagne come modo di dire che si è contenti del fatto che ci sia una donazione per fare l’attività di soccorso e ripianare debiti, diventa chissà quale crimine perché bisogna costruire il mostro per poi esporlo alla lapidazione“.
“L’intento è costruire una delegittimazione, una pratica odiosa che è quella del fango – prosegue Casarini – l’autofinanziamento per i soccorsi diventano lobby, le lobby dei buonisti“.
“Questa cosa ha come obiettivo Mediterranea attraverso me – aggiunge convinto il capo missione della Ong – in realtà io sono solo uno e Mediterranea è fatta da tanta gente. Magari si facesse subito il processo. Già il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è assurdo, ma soccorrere 47 persone in mare aperto è favorire l’immigrazione clandestina?”.
Mediterranea, dal canto suo, ha rincarato la dose pubblicando il video di Casarini e scrivendo: “In questi giorni giornali e televisioni controllate dalla destra hanno scatenato la loro macchina del fango contro Mediterranea Saving Humans. Nel mirino delle falsità e delle mistificazioni è in particolare Luca Casarini, uno dei promotori del nostro progetto, uno di noi. Insieme ad altri di noi, è sotto inchiesta per la gravissima ipotesi di reato di “favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina” e rischia fino a 30 anni di carcere. Ma l’operazione stampa riguarda contenuti di intercettazioni telefoniche, estrapolate dal contesto e distorte, che solo magistrati e inquirenti – si spingono a dire i responsabili della Ong – potrebbero aver messo a disposizione di un giornalista dal torbido e inquietante passato in gruppi neofascisti. È un uso illegale di atti istruttori giudiziari e ci difenderemo in ogni sede contro queste odiose manovre”.