Nel Pd Simona Malpezzi è la nuova Boldrini: «Dovete chiamarmi “la” presidente del gruppo»

25 Mar 2021 12:40 - di Marta Lima

Da oggi la chiameremo la “nuova Boldrini“, visto che al suo debutto Simona Malpezzi si allinea al verbo “boldriniano” puntualizzando il modo in cui gradisce essere chiamata. “Presidente o presidentessa? La presidente va bene”, ha chiarito la neo capogruppo del Pd, parlando con i cronisti dopo la sua elezione al Senato.

Malpezzi “la presidente”, in stile Boldrini

La Malpezzi, in questo caso, non si spinge al punto da chiedere di essere definita “presidentessa” o “presidenta” – cosa che neanche la Boldrini aveva fatto – ma pone il tema della definizione “femminista” in cima alle sue priorità politiche, evidentemente. “Anche nel linguaggio c’è una specificità, quella di essere una presidente donna, che significa portare le istanze delle donne in politica e quindi una leadership femminile. Questo percorso, nel partito, grazie a tante altre compagne, è già iniziato”, ha spiegato la Malpezzi. Una di queste compagne, a intuito, deve essere Laura Boldrini, peraltro nella bufera per alcuni problemi con le donne che lavoravano per lei, guarda caso.

La sinistra e la sua “fissa” per le definizioni

“Chiedo da mesi, non per puntiglio, di essere chiamata ‘la presidente’. E invece quando si rivolgono a me mi chiamano ‘signor presidente’. Ora basta. Non è un puntiglio o un vuoto formalismo, bensì l’affermazione che esiste più di un genere”, aveva tuonato, da presidente della Camera, Laura Boldrini, parlando al convegno su ‘convenzione di Istanbul e media’, chiedendo di ‘sdoganare’ il femminile per rivolgersi a quelle donne che rivestono ruoli da sempre considerati esclusivamente al maschile. Ma le posizioni di dell’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, a favore dell’uso del femminile per quelle parole che riguardano mestieri tradizionalmente svolti dagli uomini (il motivo per cui siamo abituati a “maestra” ma non a “ministra”, a “segretaria” ma non a “sindaca”), sono note.

 

 

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