Michela Murgia dice basta all’eroe classico: nelle favole deve vincere il “collettivo”

22 Mar 2021 16:53 - di Adele Sirocchi
Murgia

Nella visione di Michela Murgia, la criptofemminista che vuole sconfiggere il patriarcato, anche gli eroi classici diventano personaggi nocivi. Ne aveva scritto in un libro per ragazzi, Noi siamo tempesta, adesso riproposto da Salani, e nel quale aveva scelto storie dove a vicnere è il “collettivo” e non un singolo eroe. un testo della Murgia rivolto ai ragazzini e intitolato Noi siamo tempesta. Il sottotitolo è eloquente: «Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo».

Il bersaglio della polemica – scrive Francesco Borgonovo su la Verità –  “sono, appunto, gli eroi. Secondo la Murgia, sarebbe meglio abolirli, perché le storie che li hanno come protagonisti non sono poi così edificanti. «Il messaggio sottinteso è che siano l’x factor, l’eccellenza individuale, il talento raro di singole persone a fare la differenza davanti alle sfide del mondo», scrive nell’introduzione. E aggiunge: «La statistica insegna che la storia si fa esattamente in modo inverso: nella stragrande maggioranza dei casi non sono i geni solitari a cambiarla, ma il lavoro di squadra e la condivisione dei percorsi»”.

Morale della favola, anzi delle favole: se cresci immedesimandoti nelle storie di eroi ed eroine cresci male. Non vieni su come si deve. “Si cresce più competitivi che collaborativi, rivendicativi che riconoscenti. Si cresce psicologicamente predisposti a difendersi”. La scrittrice non è nuova a queste polemiche. Lei è ad esempio un’ammiratrice di Tolkien ma della sua saga dell’Anello ha compreso ben poco. Per lei Frodo è un’anti-eroe per la sua umiltà, e perché non è un combattente ammazzadraghi. Frodo è molto simile al puro folle Parsifal, per questo può portare l’Anello. Ma ciò non lo rende antitetico all’eroe classico, bensì lo trasforma spiritualmente. E’ sempre un eroe. Ma è più degno.

“Come spiega Giorgio Ieranò – scrive Borgonovo –  l’eroe è diventato, «già nell’antichità, un modello di saggezza e virtù e poi, in epoca cristiana, figura del Redentore». L’eroe resta colui (o colei) che va oltre, ma in senso positivo. Supera i limiti del corpo e le ristrettezze della mente per un ideale superiore. Testimonianza e sacrificio, ecco le caratteristiche dell’eroe. Di individualistico non c’è nulla, di virile molto”.  Sarà quest’ultimo aspetto che infastidisce così tanto Michela Murgia?

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