Massoneria, 40 anni fa lo scandalo P2. Teodori: «Gelli eversore? No, un professionista del ricatto»

12 Mar 2021 18:22 - di Valerio Falerni
Gelli

Compie in questi giorni 40 anni l’inchiesta sulla P2, acronimo di Propaganda2. Era il 17 marzo del 1981 quando gli uomini della Guardia di Finanza irruppero in Villa Wanda, la residenza aretina del venerabile Licio Gelli. Qui e nell’azienda tessile Giole di Castiglion Fibocchi le Fiamme Gialle scoprirono e sequestrarono un elenco di 962 nominativi, prontamente ribattezzati dalla stampa in “piduisti“. C’erano militari, politici, giornalisti, imprenditori e banchieri. Lo scandalo fu enorme: lo stesso governo Forlani ne fu travolto mentre altri schizzi di quel fango macchiarono il Corriere della Sera. Da allora sull’attività e sulle finalità di quella loggia deviata sono stati versati fiumi d’inchiostro: giudiziario, parlamentare, giornalistico e letterario.

Ispirata dal Pci la vulgata del Gelli presidenzialista

Secondo la vulgata corrente – ispirata all’epoca dal Pci – la P2 era il male assoluto. E il suo demiurgo Gelli il burattinaio del sistema. I suoi fili tiravano politica, finanza, nomine, Servizi, rapporti con la Cia, Vaticano, strategia della tensione, mafia. Una sorta di andreottismo capovolto e sommerso, in tutto simile a quello ufficiale e visibile. Furono i comunisti, in profonda crisi d’identità, a gettarsi a capofitto sullo scandalo cavalcando l’inchiesta giudiziaria e l’onda mediatica. Uno schema che non avrebbe mai più abbandonato. Arrivò addirittura ad attribuire a P2 e Gelli un programma di riforme in senso presidenzialista. Ma è una vulgata che a distanza di tanti anni incanta poco e convince ancora meno.

L’ex-radicale: «Potere, unico obiettivo della loggia»

Lo scrive con chiarezza sull’Huffington Post il radicale Massimo Teodori, già relatore di minoranza nella Commissione d’inchiesta sulla P2. «Non ho mai creduto – vi si legge – al programma “sovversivo” di riforma costituzionale dei piduisti (presidenzialismo, etc.). Le loro proposte erano un assemblaggio di idee circolanti in vari ambienti che fu esibito per accreditare una facciata rispettabile. Certo, nella Guerra Fredda alcuni piduisti nelle forze armate e nei servizi facevano il gioco dell’atlantismo avventurista nel quadro del grande gioco internazionale. Ma la chiave di volta di tutto il gruppo era il potere sotterraneo e il ricatto: non appena si conobbero nomi e carte, tutto svanì». Una balla vera, insomma, più che una bolla mediatica. Ma che ancora cammina.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *