Macerata, la Cassazione conferma la condanna a 12 anni di Traini per odio razziale

24 Mar 2021 19:39 - di Silvio Leoni

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 12 anni di reclusione per Luca Traini, il 31enne che a Macerata, il 3 febbraio 2018, sparò contro diversi immigrati ferendone sei.

I giudici della sesta sezione penale di Piazza Cavour hanno confermato il reato di strage aggravata dall’odio razziale, come chiesto dal sostituto Pg di Cassazione Marco Dall’Olio.

Era il 3 febbraio 2018 quando l’allora 28enne gettò nel panico la città di Macerata.

A bordo della sua auto, Traini sparò contro diversi immigrati di origine africana, ferendone sei.

Il fatto avvenne pochi giorni dopo il ritrovamento a Macerata del cadavere della 18enne Pamela Mastropietro, fatta a pezzi e nascosta in due trolley.

Traini, nel corso della sparatoria in diversi punti della città, fece fuoco anche contro la sede locale del Pd,.

Subito ribattezzato da alcuni giornali come il “lupo di Macerata”, Traini, dopo essere stato fermato dai carabinieri, rivendicò la sparatoria dicendo di voler vendicare il delitto di Pamela Mastropietro,  la ragazza stuprata, assassinata e fatta a pezzi da alcuni immigrati.

Nell’ottobre del 2018 il ragazzo è stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 12 anni di carcere per i reati di strage aggravata dall’odio razziale e porto abusivo d’arma.

“Scusate, ho sbagliato, anche la mia ex-fidanzata assumeva sostanze” disse in aula, all’epoca, Traini sostenendo di aver agito sulla spinta del ‘bombardamento mediatico’ seguito all’omicidio di Pamela.

La condanna poi confermata in Appello nel 2019. E, poi, oggi anche in Cassazione.

Su Traini la Cassazione si era già espressa nel luglio 2019, respingendo la richiesta della difesa di concedere gli arresti domiciliari.

Per i giudici della prima sezione penale, quello di Traini è un “reato di estrema gravità” commesso da una persona di “spiccatissima pericolosità sociale” e per questo, scrivevano i giudici nelle motivazioni, persiste il “rischio di recidiva derivante dalla perdurante mancanza di comprensione dei fatti”.

A difendere Traini davanti alla Cassazione è stato oggi l’avvocato Franco Coppi,  il re del Foro.

“Da parte di Luca Traini non c’era volontà di colpire chiunque mentre nella strage c’è l’indeterminatezza delle vittime- aveva detto Coppi rivolto ai giudici della Suprema Corte. – Nel suo comportamento non c’è odio razziale, Traini, colto da un impulso irresistibile, voleva colpire solo i neri, ergendosi a vendicatore, perché riteneva i neri responsabili dello spaccio di droga“.

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