L’Ue come l’Internazionale socialista di fronte alla guerra ’14-’18: sui vaccini rischia di sciogliersi

2 Mar 2021 13:27 - di Lando Chiarini
Vaccini

L’Unione Europea come la Seconda Internazionale. Che c’entra – si potrà obiettare – la Ue con con l’associazione dei partiti socialisti e laburisti europei ufficialmente scioltasi nel 1916? Nulla, in riferimento ai loro obiettivi. Molto, se guardiamo alla crisi della prima pensando alla liquidazione della seconda. Già, sotto questo profilo il paragone è impressionante. A cominciare dalla causa: la guerra. Oggi per i vaccini, ieri in nome di un neutralismo astratto e senza rimedi. «Guerra alla guerra» fu infatti il grido che in nome del proletariato la Seconda Internazionale levò alto per impedire la «carneficina fratricida». Peccato che nelle stesse ore i proletari francesi corressero ad arruolarsi contri i «compagni» tedeschi e viceversa. A conferma, che la nazione mobilitava le coscienze più di quanto non riuscisse alla classe.

Non sono solo «rigurgiti sovranisti»

Alla Ue alle prese con la guerra contro il Covid sta accadendo in queste ore la stessa cosa con gli Stati-membri. Più crescono di numero e d’intensità gli appelli della Von Der Leyen in favore di una comune strategia sui vaccini, più cresce il numero dei governi nazionali tentati dal “fai da te“. Non parliamo della Gran Bretagna, che ha definitivamente abbandonato il progetto della casa comune europea, ma di Paesi-membri sempre più insofferenti verso Bruxelles. Finora, la vulgata ufficiale ha sempre ricondotto ogni critica alla Ue a «torsioni populiste» o a «rigurgiti sovranisti».

Sui vaccini si smarca anche la Danimarca

Ora invece scopriamo che sui vaccini si è smarcata persino l’Austria del moderato Sebastian Kurz. Così come la Danimarca guidata dai socialdemocratici. E solo ieri il governo della Repubblica Ceca ha annunciato che inoculerà ai suoi cittadini dosi dello Sputnik russo. Non c’è da stupirsi. Ogni governante pensa che la salute di un proprio governato venga prima di quella del cittadino della nazione confinante. Non è politically correct, certo. Ma è maledettamente vero. E bene farebbe alla Ue immergersi in un bagno di sano realismo. Già, sono brutte le conseguenze prodotte dalle illusioni che declinano in delusioni. È la storia a dirlo.

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