Lo schiaffo di Anagni ad AstraZeneca, il vescovo: «Non metta al primo posto i suoi interessi»

25 Mar 2021 12:13 - di Redazione
AstraZeneca

Il caso delle dosi del vaccino anti Covid di AstraZeneca nello stabilimento Catalent di Anagni tiene banco in Italia e in Europa e si intreccia con il tema dei ritardi nelle consegne all’Ue. Nell’azienda di Anagni, sorvegliata da ieri dalle forze dell’ordine, sono state trovate 29 milioni di dosi di AstraZeneca pronte per essere infialate e spedite.

Rabbia tra i cittadini del frusinate

C’è rabbia e dubbi tra i cittadini del frusinate. C’è chi dice: «Non può essere». Un altro afferma: «Io sto ancora aspettando che mi chiamino per fare il vaccino». E un altro ancor aggiunge: «Mi auguro davvero che queste dosi non escano tutte dall’Italia». «Chi ci sta dietro?», si chiede un altro cittadino.  «105mila morti in totale e ancora non si fa un gioco comune».

Da quanto apprende l’Adnkronos, «la Catalent – spiega il titolare di un hotel – da luglio ha assunto a valanga personale per lavorare all’infialamento dei vaccini. Non mi sorprende questa cosa, mi sorprende che qui, senza che abbiamo le dosi, se ne fanno transitare a milioni. Con 30 milioni e quelle già somministrate, avremmo potuto vaccinare tutti gli italiani…».

Il vescovo di Anagni: «Vigilare di più»

Duro il vescovo di Anagni. «Il mio imbarazzo a seguito di questa vicenda, non è diverso da quello dei nostri cittadini. È ora di richiamare tutti alle proprie responsabilità, le autorità devono vigilare di più, perché il problema dei vaccini è delicato e vitale per la sopravvivenza». Lo dice all’Adnkronos monsignor Lorenzo Loppa.

«Le dosi devono essere divise equamente e non certo così. Quali sono i parametri? È normale che ci siano sospetti di interessi economici dietro. Mi spiego, è normale credere che queste riserve di vaccino qui ad Anagni siano dirette in altri luoghi, dove il riscontro economico è diverso».

«C’è imbarazzo e la voglia di lanciare un appello alle autorità affinché vigilino – sostiene il vescovo – A chi produce i vaccini dico di non badare agli interessi economici, altrimenti quella del virus e dei vaccini sarà un’altra battaglia perduta. La ditta Catalent non è responsabile, è solo una rotellina dell’ingranaggio. Chi c’è dietro e fa da volano va bacchettato», conclude monsignor Loppa.

La ricostruzione di Draghi

Sulla vicenda è intervenuto Draghi che ieri ha ricostruito quanto accaduto. «Sabato sera ricevo una telefonata della presidente della Commissione Ue su alcuni lotti che non tornavano nei conti della Commissione e che sarebbero stati giacenti presso lo stabilimento di Anagni» dove “si infiala” il vaccino Astrazeneca, ha spiegato Draghi nella sua replica in Aula alla Camera. Rispondendo al deputato di FdI Tommaso Foti. «Mi si suggeriva un’ispezione. La sera stessa  – ha aggiunto – ho chiamato il ministro Speranza. Da cui dipendono i Nas, e i Nas sono andati immediatamente e la mattina successiva, dopo aver lavorato tutta la notte, hanno identificato dei lotti in eccesso che a quel punto sono stati bloccati. Due oggi sono stati spediti in Belgio, dove c’è la casa madre. Ma sono lì, da lì dove andranno non so, ma intanto la sorveglianza continua per i lotti rimanenti».

AstraZeneca, un tir con targa olandese lascia lo stabilimento Catalent

Da Catalent non filtrano informazioni. Impossibile entrare nella struttura presidiata all’esterno dalla sicurezza e all’interno dalle forze dell’ordine. La Catalent «da luglio ha assunto a valanga personale per lavorare all’infialamento dei vaccini» da quanto apprende l’Adnkronos. Stamattina un camion con targa olandese ha lasciato lo stabilimento Catalent. Poco prima, un altro tir, italiano, specializzato in «trasporto farmaci nazionali e internazionali a temperatura controllata», è uscito dai cancelli dell’azienda frusinate.

Sileri: «Vigilare sui lotti per capirne provenienza e destinazione»

In merito alla situazione di AstraZeneca è intervenuto il sottosegretario alla Salute Pier Paolo Sileri. A Skytg24 ha affermato che la società non sta «onorando i contratti in maniera impeccabile. Il numero di dosi che ci hanno consegnato sono largamente inferiori alle attese. Capisco i problemi di produzione che hanno avuto. Ma questi problemi dovranno essere risolti il prima possibile per garantire all’Italia e a tutta l’Europa le dosi che erano nel contratto. Vigilare sui lotti che transitano per capirne la provenienza e la destinazione».

AstraZeneca: «Non sono scorte»

Proprio ieri in una nota il gruppo farmaceutico anglo-svedese ha voluto “chiarire alcune dichiarazioni inesatte” circolate in riferimento alla news dei 29 milioni di dosi che si trovano nella struttura laziale. «Non è corretto descrivere come una scorta» le dosi di vaccino anti Covid di AstraZeneca nello stabilimento di Anagni, nel Frusinate.

La replica di AstraZeneca

«Non ci sono esportazioni attualmente pianificate se non verso Paesi Covax», ha precisato AstraZeneca. Riferendosi al programma internazionale di supporto per le aree povere del mondo. Ad Anagni «ci sono 13 milioni di dosi di vaccino in attesa del controllo qualità prima di essere destinate a Covax come parte del nostro impegno a fornire milioni di dosi ai Paesi a basso reddito. Il vaccino è stato prodotto al di fuori dell’Ue e portato nello stabilimento di Anagni per essere infialato», ha puntualizzato AstraZeneca. Ricordando che «l’Ue sostiene pienamente la fornitura di Paesi a basso e medio reddito attraverso l’iniziativa Covax».

AstraZeneca sulle consegne ai Paesi Ue

«Ci sono poi – ha aggiunto la compagnia – altri 16 milioni di dosi in attesa del controllo di qualità prima di essere spedite in Europa. Quasi 10 milioni di dosi saranno consegnate ai Paesi Ue durante l’ultima settimana di marzo. E il resto in aprile, perché le dosi vengono approvate per l’invio dopo il controllo di qualità».

Quindi «non è corretto descrivere come una scorta» questo pacchetto di dosi, ha continuato la società. «Il processo di produzione dei vaccini è molto complesso e richiede tempo. In particolare – ha concluso AstraZeneca – le dosi devono attendere l’autorizzazione del controllo qualità dopo che l’infialamento è stato completato».

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