Il M5S si assottiglia, espulsi altri 3 deputati. Mina giuridica tra i piedi di Grillo

2 Mar 2021 20:28 - di Roberto Frulli

L’M5S continua a perdere pezzi e il pattuglione di parlamentari Cinque Stelle si assottiglia sempre più.

Il Movimento è costretto a digerire nuove espulsioni alla Camera fra le file dei portavoce grillini.

Secondo l’Adnkronos tre parlamentari M5S sono stati raggiunti dal provvedimento di espulsione dal gruppo.

Sono i deputati che risultavano “assenti non giustificati” in occasione del voto di fiducia al governo Draghi.

Cristian Romaniello, Yana Ehm e Simona Suriano assaggiano così la frusta staliniana di Grillo perché, spiegano fonti parlamentari, la loro posizione “sarebbe assimilabile a quella di chi ha votato contro o si è astenuto in occasione della fiducia al governo Draghi”.

”In particolare le loro stesse dichiarazioni pubbliche hanno tolto ogni dubbio a proposito delle ragioni delle loro assenze durante il voto”, lasciano filtrare i fetidi M5S.

“L’espulsione? Sono scioccata, non me lo aspettavo” ammette amareggiata  all’Adnkronos la deputata Suriano.

“Se faremo ricorso? Valuterò da domani tutte le opzioni. Questa sera me la prendo per riflettere. Secondo me l’espulsione è esagerata, io ho sempre chiesto il dialogo, un confronto. Ma si preferisce epurare…”, lancia un messaggio la Suriano indirizzato a Grillo e Casaleggio.

“Commento questa espulsione con sofferenza e dispiacere, perché il M5S è stata la mia casa per 12 anni” si duole  sconsolato il deputato Romaniello parlando con l’Adnkronos.

“Ho cercato di comportarmi sempre bene rispettando le istituzioni e il nostro programma – ragiona Romaniello. – Se aver fatto un ragionamento politico porta all’espulsione, beh, questo denota chiaramente una grande debolezza: una forza politica forte non attuerebbe una cosa del genere. E con questa debolezza – insiste il deputato M5S – non si va lontano, neanche se arriva un uomo come Conte, che solo per il fatto di abbracciare un Movimento lo fa crescere di 7 punti. Spero che il Movimento cambi“.

Ma, in queste ore, alcuni legali degli espulsi che già hanno messo all’angolo Grillo e Casaleggio, stanno lavorando di buona lena al prossimo ricorso.

Il Secolo ha avuto l’opportunità di parlare in esclusiva con questi avvocati. Che hanno identificato un nuovo elemento, un aspetto giuridicamente “fragile” delle decisioni statuarie prese dai vertici Cinque Stelle contro gli espulsi.

Due sarebbero le questioni in ballo. Una riguarderebbe l’inesistenza del deliberato assembleare richiamato nelle comunicazioni di avvio del procedimento disciplinare.

Altri senatori espulsi, intanto, contestano assieme ai propri legali, le decisioni prese dai vertici M5S ma anche il provvedimento di “assegnazione al Gruppo Misto” preso dalla presidente del Senato  ritenendoli “illegittimi e ingiusti” perché “contrari ai principi e alle regole che sovrintendono la democrazia costituzionale e parlamentare della Repubblica italiana”.

È quanto si legge nella bozza del ricorso preparato dall’avvocato Daniele Granara su mandato dei senatori ex M5S, espulsi per non aver votato la fiducia al governo Draghi.

“La fuoriuscita di un parlamentare dal Gruppo parlamentare cui è stato assegnato in ragione del voto popolare -scrive il legale degli espulsi nel documento, visionato dall’Adnkronos– può avvenire solo per una libera scelta dell’interessato, rappresentando in tal caso (e solo in tal caso) una libera modalità di esercizio della rappresentanza della Nazione“.

In ogni altro caso, “tale fuoriuscita, frutto di una costrizione esterna alla volontà del singolo parlamentare, costituisce un attentato alle scelte democratiche del Corpo elettorale“.

Inoltre, rimarca Granara, nel momento in cui è stata decretata l’espulsione dei senatori, il M5S “non aveva alcun Capo politico“.

Con il voto del 17 febbraio “l’assemblea degli iscritti al Movimento ha ratificato l’eliminazione di ogni riferimento al Capo politico nello Statuto del Movimento: tale figura dunque non sussiste più e non poteva svolgere alcun potere in ordine all‘espulsione dei Senatori ricorrenti in data 18 febbraio 2021!”, si legge ancora nel ricorso.

Tanto è vero che “il Tribunale di Cagliari, in data 24 febbraio 2021, su istanza dei difensori (l’avvocato Lorenzo Borré, ndr) di una consigliera regionale espulsa dal Movimento, ha deciso di nominare un curatore speciale ex art. 80 c.p.c. per il Movimento, non sussistendo più la figura del Capo politico che ricopriva anche il ruolo di rappresentante legale“.

Ne discende pertanto “la completa illegittimità dei provvedimenti espulsivi, i quali, comunque siano riguardati, si trovano in contrasto con l’art. 21 del Regolamento del Gruppo parlamentare che regola il procedimento di irrogazione delle sanzioni ai componenti del Gruppo”.

L’espulsione dei senatori dal Gruppo M5S secondo l’avvocato Granara “costituisce grave vulnus al principio di democrazia ed è suscettibile di riflettersi negli equilibri interni del funzionamento dell’assemblea parlamentare e delle Commissioni legislative e di inchiesta“.

Questi elementi “si uniscono al grave danno che le espulsioni arrecano ai singoli senatori che si trovano immediatamente privati della collocazione politica loro assegnata dagli elettori, venendo messi nell’impossibilità di incidere efficacemente sull’indirizzo politico della Nazione in conformità alle decisioni del Corpo elettorale“.

Ribatte il legale dei Cinque Stelle, l’avvocato Ciannavei: Il capo politico dell’M5S? C’è ed è Crimi. La parola ora passa alla magistratura con cui i Cinque Stelle da tempo tessono relazioni.

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