“Era troppo efficiente per Draghi”. Travaglio si dispera per il licenziamento di Arcuri

2 Mar 2021 8:12 - di Lucio Meo

“Mancava giusto un bel generale…”. Marco Travaglio, dopo l’uscita di scena del suo amatissimo Conte, deve incassare anche il licenziamento del super commissario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, a beneficio di un militare, il Generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliuolo. I disastri di Arcuri, riconosciuti oggi su tutti i giornali e senza uno straccio di difesa da parte di nessun partito, neanche i Cinquestelle, non esistono, per Travaglio, che ne contesta il licenziamento.

Travaglio difende Arcuri dopo il licenziamento

Una mossa che il direttore del “Fatto Quotidiano” considera frutto di una sorta di “colpo di Stato” finanziario e militare, quasi una roba argentina o greca, finalizzata a far fuori quell’Arcuri che lui, udite udite, considera troppo efficiente: “Il generale arriva dopo il superbanchiere, i supertecnici e il superpoliziotto Gabrielli. Il generalissimo si occuperà di vaccini e di tutti gli altri acquisti anti-Covid al posto di Arcuri (troppo efficiente e soprattutto sprovvisto di uniformi, stivaloni, mostrine e codici Nato). Il poliziottissimo controllerà i servizi segreti dopo averli guidati al Sisde e all’Aisi, con la stessa logica che fa dell’avvocato di B. il sottosegretario alla Giustizia. Naturalmente il dittatore era Conte, che affidava le forniture a un manager pubblico esperto del ramo e il controllo degli 007 all’autorità politica. Ora, con la giunta bancario-tecnico-poliziesco-militare, basteranno un presentat’ arm, un fianco destr, un avanti marsch, un “fermo o sparo!” e un paio di missili terra-aria con le colonne sonore di Full Metal Jacket e 007-Dalla Russia con Sputnik per far piovere una marea di vaccini…”.

Le critiche a Draghi sul Recovery Fund

Travaglio, che in prima pagina spara la notizia del sondaggio che premierebbe la leadership di Conte nel M5S, godendo come un riccio anche del tracollo del Pd, prosegue la sua disamina sul “golpe” contro l’efficientissimo Arcuri ironizzando sul Recovery Plan. “A novembre era già in ritardo” sul 30 aprile e il tiranno Conte voleva “accentrarlo bypassando il Parlamento fra gli alti lai dei partiti e dei Cassese. Ora Repubblica informa che Draghi ha fretta e se lo riscrive da solo, con l’ausilio di tali Franco, Giavazzi e D’Alberti, mai visti né sentiti in Parlamento. È, citiamo sempre Rep, il ritorno della Costituzione, che avanza a passo di marcia. Anzi, marcetta….”.

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