Di Pietro: «Vaccini prima alle toghe? Un ricatto. La legge è uguale per tutti, anche per i magistrati»
Magistrati che attaccano altri magistrati. Avvocati contro. E anche l’ex pm Antonio Di Pietro si dissocia. Continua a far discutere il documento targato Anm sui vaccini. E il suo dietrofront. Domenica l’Anm in una nota ha lamentato di non essere stata ritenuta un servizio essenziale al pari di altre categorie. Paventando un rallentamento delle attività giudiziarie. La nota ha provocato accese polemiche e subito dopo è arrivato il parziale passo indietro del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia. «Nessuna minaccia di sospensione dell’attività giudiziaria – ha detto Santalucia a RaiNews 24 – l’Associazione non sospende nulla, non ne ha il potere, non ha mai pensato di farlo. Abbiamo rappresentato a chi ha compiti organizzativi di valutare se ruoli stracarichi di procedimenti e udienze affollate possano oggi convivere con il problema drammatico di una recrudescenza del virus».
Magistrati contro l’Anm
Ma le polemiche restano. Ezia Maccora, presidente aggiunto dei gip a Milano, ha scritto: «Non voglio passare avanti a nessuno». Intervistata dal Corriere ha detto: «Non sono contenta di andare a lavorare rischiando. So cos’è il Covid. Sono stata in ospedale a Bergamo. Era l’8 marzo. Era l’inizio. Ho contagiato mio marito. Siamo fortunati: siamo vivi. Ho visto morire amici. Ma non è questo il punto. Non credo nella corsa delle diverse categorie. Chi è più fragile è giusto che sia vaccinato prima. E c’è chi rischia come e più di noi. Le diverse indicazioni regionali hanno creato diseguaglianze. Ora c’è un ordine di priorità. Si segua, accelerando così da concludere le vaccinazioni per tutti». E puntualizza: «Occorre prorogare lo stato di emergenza per consentire il processo da remoto e quello a trattazione scritta (che ha ben funzionato nel settore civile) e il deposito degli atti e delle impugnazione in via telematica. Ma anche porsi il problema dei processi penali a carico di numerosi imputati laddove non vi sono aule di udienza adeguate alla trattazione in presenza. Occorre tutelare la salute di tutti: amministrativi, avvocati, magistrati e parti, con norme che consentano, se non vi sono alternative, anche il rinvio».
Le procure di Milano e Torino: «Nessuna precedenza»
La posizione più netta sullo scontro nato dalla nota dell’associazione nazionale magistrati, come riporta La Stampa, arriva dal procuratore generale di Piemonte e Valle d’Aosta Francesco Saluzzo. «Oggi un sano silenzio e il rispetto delle regole che sono state date a livello nazionale sarebbe stato, credo, il volto migliore della magistratura. Non possiamo e non dobbiamo accampare – dice – nessun diritto di prelazione per la semplicissima ragione che adesso si procede per fasce di età. E lo dico dopo aver esplorato, su incarico di tutti, con la Regione la possibilità di vaccinare tutto il comparto giustizia, non solo i magistrati, ma tutte le persone che a qualunque titolo lavorano nei palazzi di giustizia. Si figuri: non vengono vaccinate altre categorie che avrebbero titolo quanto noi o forse più di noi e ci permettiamo di adombrare il blocco dei processi che – se non è chiaro – è richiesto e deciso, nell’evenienza, dal legislatore e da nessun altro». Sulla stessa linea, si legge sempre su La Stampa, il procuratore di Milano Francesco Greco: «Non c’è servizio pubblico che tenga davanti alla necessità di salvare delle vite umane». Il capo dei pm si dice «assolutamente d’accordo con le indicazioni date dal governo».
Avvocati contrari
Contrari anche gli avvocati. Antonino Galletti, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma è chiaro. «Imporre il proprio punto di vista, minacciando l’interruzione delle udienze è un metodo che non possiamo condividere. Avvelenare i pozzi dove tutti si abbeverano non è nello stile dell’Avvocatura».
Di Pietro: «La legge è uguale per tutti»
In campo anche l’ex pm Antonio Di Pietro. «In un’aula di giustizia, durante le udienze di un processo, chi c’è? Escludiamo pure il pubblico perché c’è la pandemia. Dunque: ci sono i magistrati, gli avvocati, gli imputati, i testimoni, i cancellieri, gli uscieri. E un cartello con scritto: la legge è uguale per tutti. E allora, perché soltanto i magistrati dovrebbero essere vaccinati in via prioritaria?». Di Pietro ne parla in un’intervista a Giorno/Nazione/Resto del Carlino. «Il vaccino è un diritto per tutti – aggiunge – Quindi ogni cittadino avrebbe diritto a essere vaccinato subito, adesso, in questi giorni. Ma siccome non ci sono vaccini sufficienti, bisogna proteggere per primi i più deboli. Gli anziani e i malati».
Antonio Di Pietro: «Un abuso»
Chiedere di essere inseriti nelle liste prima degli altri, secondo l’ex pm di Mani pulite, «è commettere un abuso. I magistrati conoscono, devono conoscere la legge. E sanno, devono sapere che la legge non concede loro alcuna priorità rispetto agli altri cittadini». Dire che “la nostra è una professione senza la quale non si può andare avanti” «è peggio ancora che un abuso: è un ricatto. Sanno che c’è bisogno del loro lavoro e minacciano: se non ci vaccinate per primi, blocchiamo la giustizia. Ma se vogliamo parlare di professioni di cui tutti abbiamo bisogno, allora dico che una cassiera del supermercato viene sicuramente prima dei magistrati. Una cassiera è sicuramente indispensabile ed è sicuramente più a rischio di contagi».
«Danneggiata l’immagine della magistratura»
«Questa uscita danneggia l’immagine della magistratura – prosegue Di Pietro – che viene vista come una casta. Una professione necessaria al Paese che sfrutta il proprio ruolo per raggiungere un fine, un privilegio. Quanto al confronto con i miei tempi, per favore: non mischiamo il grano col loglio: è cambiato molto, dai tempi di Tangentopoli. In questi ultimi anni c’è stata una degenerazione del sistema inquirente. Una degenerazione che coinvolge una parte della magistratura e che ha un’aggravante: chi degenera è in buona fede, cioè non sa e non capisce quanto sta sbagliando. Quando facevo il pm io, se si trovava un reato si cercava il colpevole. Adesso spesso prima si cerca il colpevole, poi ci si dà da fare per trovare un reato da contestargli. Per capirci meglio: si è passati dal magistrato becchino al magistrato poliziotto. Io trovavo il morto e poi cercavo l’assassino; adesso trovano l’assassino e poi cercano un morto».