Dalla Germania con rancore contro la Meloni: l’ossessione anti-sovranista del giornalista Piller
Con l’ultima sparata di Tobias Piller indirizzata a Giorgia Meloni, corrispondente da Roma della Frankfurter Allgemeine Zeitung, l’ossessione della Germania per la sfida sovranista assume contorni paradossali. Formalizzata da frasi come quelle scritte dall’economista tedesco in Italia, che sul quotidiano di Berlino, di indirizzo liberal-
L’ossessione sovranista e l’attacco alla Meloni di Tobias Piller
Affermazioni che hanno il sapore amaro della beffa, tanto più in in un momento come questo in cui gli incubi sono ben altri. E hanno a che fare con il tragico flop del piano vaccinale messo a segno dalla Ue, che ci coinvolge in un disastro che aumenta di proporzioni ogni giorno che passa. In tutto questo, come ribadisce tra gli altri La Verità oggi, additare la Meloni come portabandiera di un pericoloso sovranismo, è un po’ come guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro e non vedere la trave che offusca la tua vista. Eppure, nonostante la grottesca sortita, il quotidiano tedesco urla allo scandalo, ammonisce sui pericoli in vista. Così, intravedendo oscure trame geopolitiche e rischi economici sull’uscio, l’osservatore tedesco di stanza a Roma si sofferma inquieto sulla Meloni. E sul fatto che, la leader di quello che sondaggi e opinionisti accreditano come terza forza politica del Belpaese, in tv avrebbe dichiarato: «L’unione monetaria era orientata verso la forte posizione di mercato della Germania. E non si basa sulla media europea».
Ue, prospettive e problemi secondo Fratelli d’Italia
Un monito tra le cui righe il sospettoso Tobias Piller leggerebbe un temibile sospetto. Ambizioso quanto pericoloso. Di quelli da far perdere il sonno: il sogno di un’Europa federale e i risvolti da incubo per l’avamposto berlinese. E a questo punto urge chiarezza. Fratelli d’Italia ha sempre posto il problema di una architettura europea distorta. All’interno della quale l’Italia ha ceduto generose dosi di sovranità nazionale alla Ue. Mentre Francia e Germania utilizzano proprio la la foglia di fico dell’Unione per perseguire i propri interessi nazionali, a discapito degli altri Stati membri. Italia soprattutto.
Tobias Piller rilegge a modo suo le dichiarazioni della Meloni
Così come, di pari passo, il partito di Giorgia Meloni ha spesso e volentieri – specie da quando è stata eletta presidente della famiglia dei Conservatori europei – dovuto ribadire e specificare quale fosse la sua idea di Europa e di europeismo. Una visione “diversa”, ma non per questo ostile o distruttiva. Eppure, per il corrispondente di Berlino a Roma, ossessionato dal pericolo sovranista, non meglio precisati «circoli nazionali di destra in Italia stanno prendendo di mira la moneta comune». E anche se, scrive dalla trasferta il cronista della Faz, «la Meloni ha detto di non voler promuovere l’uscita dell’Italia dall’euro», quel “ma” avversativo che segue pesa per Piller come un macigno. Tanto che l’economista tedesco aggiunge: «Ma è a favore dello scioglimento generale dei trattati sull’unione monetaria e per il futuro di una rete federale di Stati europei sovrani».
Quello che la Meloni ha sempre realmente detto
Ossia: Giorgia Meloni non vuole uscire dall’euro. Ma non vuole più sentir parlare di Fiscal compact (per altro sospeso) e di pareggio di bilancio in Costituzione. E sì, un sogno potrebbe essere quello degli Stati Uniti d’Europa. Ma che scoop sarebbe? E, soprattutto, dopo il disastro targato Astrazeneca, lo scandalo dei contratti di Ursula von der Leyen con Big pharma, quanti non vedrebbero di buon occhio riformulare accordi e progettualità europei? Insomma, per come stanno le cose, come rimarca La Verità, «non è che il progetto della leader di Fdi sia proprio terrorizzante». Anzi… Ma per l’acuto controllore di Berlino a Roma, comunque «i circoli» vanno monitorati. E lui è sul pezzo. O almeno così rivendica. E forse per questo, scrive, nel sorvegliare la postazione, tiene d’occhio finanche Panorama, sempre nelle mani del direttore Belpietro: ossia «l’ormai populista settimanale che la scorsa settimana aveva in copertina i 20 anni dell’euro e diceva che è stato soprattutto un grande regalo per la Germania».
La stoccata finale di Piller che vede sovranisti dappertutto
E giù con sentenze di condanna sull’Italia depauperata tra il 2008 e il 2014 non già per responsabilità legate a una supremazia commerciale teutonica in un’Europa germanocentrica, ma per colpa «della necessità di riforme in Italia e della mancanza di competitività e produttività». Sottolineando in rosso che, mentre i suoi virtuosi connazionali hanno accettato «le dolorose riforme tedesche, che hanno migliorato la competitività e l’occupazione dal 2003 in poi» noi, sarebbe sottinteso, siamo rimasti al palo a guardare. E , oltre il danno, la beffa, subendo l’onta di sferrando l’oltraggio di scrivere. O anche solo di pensare, come sostiene l’arguta replica de La Verità, che «invece di fermare l’egemonia tedesca, l’euro ha rubato 400 miliardi di euro di reddito nazionale». Insomma, sarebbe davvero il caso che Tobias Piller rifacesse i calcoli e rivedesse stime e problemi, prima di fare i conti in tasca alle parole spese dalla Meloni. O da chi, convintamente, la pensa come lei e il suo partito...