Arcuri, una favola lo spostamento a destra di Draghi. Citofonare a “Repubblica” per conferma

3 Mar 2021 8:57 - di Michele Pezza
Draghi

Nessun spostamento a destra, ma solo la necessità di tenere dritta al centro la barra del governo. È puntuale e convincente lettura politica che su Repubblica Stefano Folli dà della staffetta Arcuri-Figliuolo alla guida del Commissariato per l’emergenza Covid. Non si dev’essere necessariamente raffinati analisti per capire che la decisione di Mario Draghi di affidarsi al generale super-esperto di logistica non aveva nulla di politico, men che meno di ideologico. Vero è che l’avvicendamento lo avevano chiesto Lega e Forza Italia, ma lo è altrettanto che a pressare per il siluramento di Arcuri era anche Italia Viva. E poi parliamo della sostituzione di un funzionario pubblico con un militare.

Stefano Folli: «Se andasse via Speranza, allora sì»

In tutto identica a quella di qualche giorno prima al vertice della Protezione Civile tra Borrelli e Curcio. «Altro sarebbe – spiega infatti Folli – se la destra ottenesse la caduta del ministro Speranza. Ma ovviamente non accadrà». Il perché è lo stesso giornalista a chiarirlo: «È un politico, espressione di un partito della coalizione (…), ed è stato appena confermato nel suo incarico». Certo, il lato sinistro della maggioranza di quasi unità nazionale che sostiene Draghi non ha gradito il licenziamento di Arcuri. Ma questo non basta ad etichettare “di destra” il governo in carica.

«Ma Draghi non lo farà»

Ed è persino logico, scrive ancora Folli, che il premier abbia voluto rendere così ancor più evidente il proprio ruolo di baricentro «di un equilibrio che in questi frangenti non deve subire smottamenti». E qui il discorso torna a Speranza, che il giornalista quasi utilizza come cartina da tornasole per rendere chiara la “cromatura” politica dell’esecutivo. Il ministro della Salute, sottolinea Folli, «non è licenziabile». Dovesse tuttavia diventarlo, allora sì che la sua «uscita» determinerebbe «uno spostamento a destra del governo». Ma, aggiunge, «di sicuro non è quello che il presidente Draghi vuole». Già, sarebbe troppo bello per essere vero.

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