SuperMario può tirare un sospiro di sollievo. Anche per Di Maio il suo profilo è «prestigioso»

6 Feb 2021 10:57 - di Valerio Falerni
Di Maio

L’aveva detto – bontà sua – che Draghi gli «aveva fatto una buona impressione». Ora ha pure aggiunto che «un profilo prestigioso». Avanti di questo passo e Luigi Di Maio non mancherà di giudicarlo adeguato a guidare il governo (sempreché – beninteso – ci sia lui a fare il ministro). Ispirano quasi tenerezza queste residue tossine dell’antico “uno vale uno“, aureo principio negatore di ogni competenza in nome del sapere accessibile a chiunque attraverso l’orizzontalità della Rete. Perché chiunque può sapere purché connettibile al magico universo di internet.

Draghi gli aveva già fatto «una buona impressione»

Fu esattamente in omaggio a tale principio che la grillina Laura Castelli tramortì l’incredulo Pier Carlo Padoan con un perentorio «questo lo dice lei». Ineccepibile dal suo punto di vista, visto che da ragioniera aveva conseguito una laurea triennale in economia. Ai suoi bastava e avanzava per tenere testa all’interlocutore, nel cui curriculum poteva elencare, tra i tanti, il ruolo direttore del Fmi e vicesegretario dell’Ocse. Provate a immaginare ora la scenetta del «questo lo dice lei» e vedrete se un secondo dopo non vi starete scompisciando dalle risate. Vogliamo perciò stupirci se Di Maio, il capo della Castelli, redige la pagella a SuperMario? Impossibile. E poco importa se, nel farlo, dovrà rimangiarsi le scemenze dell'”uno vale uno” e gli insulti lanciati come coriandoli su chiunque incarnasse una competenza.

Le svoltine di Di Maio

Tutto sommato, è la parte meno difficile. Meglio: è il ruolo in cui Giggino è più allenato di Cristiano Ronaldo. Ormai ha più stomaco di un ruminante e là dentro centrifuga di tutto. Neanche fanno più notizia le sue capriole. Anche perché ognivolta che ne fa una (praticamente tutte le settimane) la giustifica con una svolta che nessuno ha visto e di cui nessuno, a cominciare dagli stessi grillini, sa niente. È la moda attuale. E sì, perché un tempo, quando la politica era una cosa seria, le svolte si annunciavano attraverso tesi congressuali, suscitavano confronti politici e scatenavano scontri tra leadership. Oggi si consuma tutto nell’intimità di un’intervista o durante un ospitata dalla D’Urso. Insomma, dalla svolta alla svoltina. Restando in piedi per non cadere.

 

 

 

 

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