Sallusti strapazza gli adoratori di SuperMario e ridicolizza Di Maio: «Draghi ti ha umiliato»
Singolare scelta editoriale del giornale e del suo direttore Alessandro Sallusti. Il suo quotidiani titola “Forza Draghi”. Ci aspetteremmo il solito peana che da giorni intonano i corifei nostrano. Invece, leggi due parole dell’editoriale e ti rinfranchi. “Mi dissocio dal titolo del mio Giornale. Di Mario Draghi bisognerebbe oggi parlare male, ma proprio male, perché anche chi ieri voleva per ragioni misteriose parlarne malissimo si è fermato sulla soglia del «benino».
Il direttore Sallusti ci tiene a smontare il “presepe” disegnato un po’ da tutti con elogi sperticati. Anche chi si è fermato a metà, sulla soglia del “benino”, lo ha fatto, leggiamo “un po’ per mancanza di argomenti, un po’ per mancanza di coraggio, con quei distinguo tra lui divino e il suo governo impresentabile”. “Non ce ne vorrà Mario Draghi”, spiega nel fermo ma garbato editoriale Sallusti, che si rifà alla stella polare della sua testata che recita, appunto, «Dal 1974 contro il coro».
Sallusti: Draghi ascolta Toninelli e…
Cosa non va di questo nuovo governo che ha appena ottenuto lo scontatissimo sì dal Senato? Ebbene, tra i vari interventi ampollosi e stucchevoli, ce n’è stato uno che a Sallusti non è andato giù. Non tanto per l’oratore (parola grossa), Danilo Toninelli. Ma per la non reazione da parte di Draghi. “Troviamo inaccettabile che Draghi non abbia mosso neppure il sopracciglio ascoltando per otto minuti il senatore Toninelli, già agente assicurativo di Soresina; che gli spiegava con piglio deciso e italiano incerto le cose da fare. Molte delle quali sono le stesse che lui e i suoi amici Cinque Stelle non sono riusciti a fare nei loro quasi tre anni di governo”. Chiunque di noi avrebbe avuto un moto di insofferenza, perlomeno. Invece nulla. “Non ci aspettavamo un plateale vaffa, ma un sorriso compassionevole ci avrebbe lasciati più tranquilli sul prosieguo del cammino del governo”.
Ironia e paradossi
Poi l’editoriale si fa più sfumato e sottile. Draghi avrebbe compiuto una serie di “sgarbi”, avrebbe umiliato Di Maio e strapazzato Bersani e Zingaretti. “È davvero scorretto che un neo primo ministro umili pubblicamente il suo ministro degli Esteri sostenendo che l’Italia deve guardare a Occidente e non alla Cina”. Di Maio, lo sappiamo, aveva un filo rosso con la Cina. Dunque, Draghi avrebbe mostrato “cattivo gusto” e si sarebbe dimostrato “classista” nel “far passare per stupido uno solo perché nella vita ha fatto unicamente il venditore di bibite allo stadio San Paolo di Napoli”. Eppure non pare essersela presa Giggino.
L'”arroganza” di Draghi
Poi, l'”arroganza” dell’ex capo della Bce sarebbe venuta fuori tutta quando ha spiegato “ai soci di maggioranza Zingaretti e Bersani che l’unica ricetta economica possibile per risollevare il Paese è quella liberale e solidale. Se ne sono accorti? “Qui viene fuori tutta la spocchia del banchiere internazionale, dell’uomo dei poteri forti -scrive Sallusti- non per la ricetta in sé ma per il cinismo”. “No, Draghi proprio non ci piace – chiosa con ironia Sallusti- figuratevi che al polso porta un banale orologio digitale tuttofare, quelli che contano passi e battiti cardiaci. Ma si può? Financo Gad Lerner gira col Rolex…”. Eppure di tutto questo i diretti interessati godono… Apparentemente.