Le figuracce dei politici. I veri campioni sono i Cinquestelle: i loro strafalcioni sono da record

26 Feb 2021 12:26 - di Giorgia Castelli
Cinquestelle

Strafalcioni e gaffe dei sottosegretari. «Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto». Ha fatto scalpore la citazione, riportata sul profilo del sottosegretario leghista all’Istruzione Rossano Sasso. Per il sottosegretario la frase doveva appartenere a Dante Alighieri. In realtà era stata pronunciata da un Dante apparso su un albo di Topolino, risalente a più di settant’anni fa. Ma i veri campioni di figuracce e giravolte sono i cinquestelle.

Le figuracce dei Cinquestelle

Ecco alcuni esempi lampanti. Partiamo con Manlio Di Stefano, riconfermato sottosegretario agli Esteri. Ma solo venti giorni fa definiva il governo Draghi «macelleria sociale». Ora fa parte di questo esecutivo. Per la precisione il pentastellato se ne usciva così: «Un governo tecnico nella storia recente l’abbiamo conosciuto e ce ne ricordiamo ancora per la macelleria sociale. Il nostro voto a Draghi non potrà dunque esserci e mi dispiace per gli sforzi, sinceri e caparbi, del Presidente Mattarella».

Il cinquestelle Sibilia e i tweet contro Draghi

Poi c’è Carlo Sibilia, riconfermato sottosegretario all’Interno del M5S  in passato non ha usato frasi lusinghiere nei confronti di Draghi. Il Corriere della Sera, ha ricordato alcuni dei tweet scritti dal sottosegretario all’Interno. Il 7 agosto del 2014 rivolse un sonoro “vaffa” a Mario Draghi. Poi l’11 febbraio 2017 addirittura invocò la galera per l’allora presidente della Banca centrale europea. «Draghi ha dato il via al crack Mps. Andrebbe arrestato». In un’altra occasione definì il premier un “bankster“.

Gli errori clamorosi

Non solo giravolte va anche errori clamorosi.  Nel tempo i cinquestelle hanno accumulato gaffe a valanga. Basta fare qualche esempio. Luigi Di Maio è stato campione di scivoloni. Parlando del coronavirus – disse coronavAirus, pensando fosse un termine inglese. Erano gli inizi della pandemia. Scatenò risate a più non posso quando attaccò Renzi paragonandolo al dittatore cileno Pinochet. Peccato che – nel post – scrisse: «Come ai tempi di Pinochet in Venezuela». Passeranno alla storia i suoi errori di grammatica. Due sue frasi sono state segnate con la matita blu. La prima: «Se lavoreremo bene, potremo ricucire il Paese soddisfando le esigenze delle persone». La seconda: «Il movimento ha sempre detto che noi volessimo fare un referendum».

Quando Morra confuse Pirandello con Verga

Tra i tanti strafalcioni anche quello di Nicola Morra che confuse Verga con Pirandello. Ecco come commentò il sequestro di 7 milioni operato dalla Dia a Messina: «Non c’è soddisfazione più grande che togliergli la #roba, pirandellianamente parlando».

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