Incubo varianti: ecco la mappa della province dove la situazione è a rischio esplosione

22 Feb 2021 8:49 - di Carlo Marini
incubo varianti ANSA

L’approccio alla lotta al coronavirus non può cambiare. L’incubo varianti del Covid rischia di diventare una realt. Le variazioni stanno infatti aumentando la loro diffusione, tanto da poter arrivare a sostituire il virus nei prossimi mesi. Gli scienziati sono concordi. E la mappa dei contagi nella Penisola, in base alle varianti, fa paura.

Incubo varianti: virus variato almeno al 50%

“Nelle Regioni dove si è registrato un rapido aumento dei casi come Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria, oltre che nelle Province autonome di Trento e Bolzano – spiega al Fatto quotidiano il fisico Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di Scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr – le varianti di Sars-Cov-2 sarebbero, secondo le simulazioni sull’andamento dei ricoverati, già tra il 40 e il 50% del totale dei positivi. In Abruzzo, se non dovessero esserci misure contenitive, i casi della variante potrebbero raggiungere la quota del 90% nel giro di un mese. E in tutte le altre Regioni che si trovano già ad avere il virus variato almeno al 50%, la variante a maggiore contagiosità sostituirà pressoché totalmente la versione ‘standard’nell’arco di un mese e mezzo, dunque a fine marzo”.

In Lombardia situazione potenzialmente esplosiva

Il Corriere della Sera ha pubblicato la mappa del rischio per l’impatto delle mutazioni del virus in Italia. Traccia un quadro di una situazione potenzialmente esplosiva in tre province lombarde: Brescia, Bergamo, Monza. Altre tre in cui le varianti sono già «entrate» e sono in fase di crescita: qui probabilmente hanno già fatto un pezzo del loro percorso, diffondendosi in una percentuale della popolazione, ma non si sa quando, e in che proporzioni, potrebbero «deflagrare» (Milano, Varese, Cremona). Ma la situazione è allarmante anche in quattro province in Emilia-Romagna, cinque in Toscana, due in Basilicata, una in Lazio, Marche, Abruzzo e Calabria. Tutte, da «bollino rosso». Che indica la probabile presenza delle varianti nel loro rush iniziale, la fase più pericolosa e dagli effetti imprevedibili.

“Draghi agisca come Johnson, basta fare il primo vaccino”

.L’incertezza al momento è legata tutta a un paio di interrogativi: quale sarà l’impatto delle mutazioni? E ancora: le varianti hanno già dispiegato una porzione della loro potenza di diffusione, o la maggior parte delle conseguenze deve ancora arrivare? «Se siamo in tempo – commenta Carlo La Vecchia, epidemiologo e docente di Statistica medica all’università Statale di Milano – l’unica possibilità sarebbe una chiusura più stretta su determinate aree. È probabile che oggi l’Italia, in generale, sia a uno stadio intermedio nella diffusione delle varianti, e quindi si spera che l’impatto non sia drammatico come nel Sud dell’Inghilterra. Ma viste le incertezze, la cosa che assolutamente andrebbe fatta è questa: usare tutti i pochi vaccini che abbiamo, di qualsiasi tipo, per dare almeno una dose al maggior numero possibile di anziani». Insomma, il modello inglese. Lo stesso adottato da Boris Johnson e contro il quale gli esperti del ministro Speranza avevano ironizzato fino a poche settimane fa.

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