Gasparri al premier: «Sia Drago con i potenti. E generoso con i deboli. Subito la web tax ai colossi del web»
“Sia Drago con i potenti e generoso con i deboli”. Maurizio Gasparri dall’Aula del Senato manda cinque telegrammi al premier in vista del voto di fiducia. Cinque sollecitazioni, garbate (Forza Italia darà piena fiducia all’ex numero uno della Bce) ma efficaci.
Gasparri al premier: “Subito la web tax ai giganti del web”
Quando Draghi tocca entra sul terreno minato della riforma del fisco, il senatore azzurro lo incalza il premier. “Faccia pagare sin da domani la web tax ai giganti della Rete. Sia Drago con i potenti e generoso con i deboli”. E mentre parla tiene in mano un libro. Che farà oggetto di dono al premier ‘dei miracoli’.
Il senatore azzurro regala un libro a Draghi
“Le regalo un libro in cui è spiegato tutto. Questa evasione fiscale dei giganti della rete deve finire: mentre un bagnino, un avvocato, un professionista pagano di tutto”, scandisce Gasparri. Detto fatto. Terminato l’intervento il senatore forzista consegna al premier il volume Amazon dietro le quinte di Martin Angioni. Lo scambio è immortalato dalle telecamere di Palazzo Madama. Che catturano l’immagine del premier che prende il libro.
“Draghizzi i virologi, ne vogliamo meno in tv”
Nei tre minuti di intervento Gasparri manda altri ‘telegrammi’, come li chiama all’indirizzo di Draghi. “Draghizzi i virologi, ne vogliamo meno in Tv e vogliamo meno confusione sulla pandemia. Basta con i virologi show. Vacciniamo tutti ovunque”. Poi sul terreno giustizia “attivi le procedure per i magistrati che sbagliano. Come quel Sarpietro di Catania che ha fatto aprire un ristorante contro le norme”.
“Non dimentichi i fondi per Roma capitale”
Infine un pensiero alla Capitale, strapazzata dalla sindaca Raggi. “Lei, presidente Draghi, è europeo ma anche romano. E se è vero che non c’è Europa senza Italia è anche vero che non c’è Italia senza Roma. Ecco, non dimentichi i fondi per la Capitale“. Infine l’apprezzamento per la posizione atlantista e un avvertimento. “Meno Cina – conclude Gasparri – vuol dire meno concorrenza sleale e meno via della Seta“.