Foibe, Gobetti straparla a Pisa. Lo “storico col pugno chiuso” continua il tour della vergogna

17 Feb 2021 15:33 - di Fabio Roscani

Il 10 febbraio è ormai alle spalle. Nonostante le difficoltà dettate dall’emergenza pandemica, le cerimonie istituzionali si sono svolte con la solita e doverosa solennità. Anche le manifestazioni politiche non hanno mancato di alimentare il valore del ricordo in questa settimana.

Gioventù Nazionale ha organizzato da Nord a Sud molteplici iniziative dedicate al ricordo dei martiri delle foibe e al dramma degli esuli istriani, giuliani e dalmati. Fiaccolate, convegni, manifesti e volantini hanno inondato le città italiane per ribadire la tragedia di una pagina della storia nazionale.

Spesso le iniziative organizzate diventano strumento necessario per sollecitare la memoria dei più “distratti”, di chi ha volutamente dimenticato. Di chi minimizza o addirittura nega le ragioni che nel 2004 portarono all’istituzione del Giorno del Ricordo. Nonostante i comuni sforzi delle istituzioni e della politica di garantire la trasversalità della commemorazione, qualche conato di revisionismo si solleva dal presunto ambiente culturale, di sinistra.

Quest’anno il revisionismo ha un volto ed un nome, quello di Eric Gobetti. Autore de “E allora le foibe?”, sforzo (non richiesto) letterario nel quale Gobetti, assecondando la sua furia ideologica e anti-italianità, finisce per giustificare ogni atrocità commessa dai partigiani titini ai danni della popolazione italiana. Un libro che ha già raccolto diverse smentite da ambienti scientifici ben più autorevoli.

Il revisionismo di Gobetti

L’intento di Gobetti era quello di “fermare il meccanismo che si è messo in moto che farebbe del Giorno del Ricordo una data memoriale fascista” e della destra italiana. Tuttavia, a Gobetti vorremmo ricordare che se non ci fosse stata la destra italiana, il silenzio omertoso e complice della sinistra avrebbe tenuto nascosto i drammi accaduti tra il 43 e il 47 sul confine orientale. Eppure, la destra ha messo da parte rivendicazioni strumentali che avrebbero leso la portata collettiva che il Giorno del Ricordo genera. Ma non mi aspetto tale comprensione da uno “storico” che non è mancato dal farsi immortale col pugno chiuso sotto le bandiere jugoslave. Non mi aspetto nulla da chi ha insultato Giorgia Meloni apostrofandola con volgarità nel peggiore dei modi.

Per questo è grave ciò che è accaduto a Pisa ieri, dove Gobetti ha tenuto un monologo revisionista in una conferenza organizzata dalla Consulta Provinciale degli Studenti. Come ha denunciato Anthony La Mantia, presidente di Azione Studentesca, è scandaloso che nelle istituzioni scolastiche si dia accesso ad un personaggio tale, che derubrica le foibe ad un fatterello durato qualche mese. Senza possibilità di confronto e serio dibattito, ma col plauso del personale didattico.

Le parole di Mattarella

Incoraggianti sono state le parole del Presidente della Repubblica, che fugano ogni dubbio, nel Giorno del Ricordo. <<Il dolore, che provocò e accompagnò l’esodo delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane, tardò ad essere fatto proprio dalla coscienza della Repubblica. Prezioso è stato il contributo delle associazioni degli esuli per riportare alla luce vicende storiche oscurate o dimenticate, e contribuire così a quella ricostruzione della memoria che resta condizione per affermare pienamente i valori di libertà, democrazia, pace>>.

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