È finita l’epoca del “cinegiornale di Casalino”, Draghi è un premier disconnesso: non ha i social
Con l’avvento della nuova digitalizzazione e dei social anche la politica ha subito un radicale cambiamento legato ad una comunicazione che passa dai principali social media. Mario Draghi in questo contesto mediatico è un premier senza social: il presidente del Consiglio non è su Facebook, né su Twitter, potremmo definirlo disconnesso. Una discontinuità non solo sui programmi politici rispetto al recente passato ma una rottura anche con la comunicazione social di Conte. Basta con Facebook e dirette, sarà la rivoluzione del basso profilo. Si chiude l’epoca del “cinegiornale di Casalino” per una comunicazione più schiva, riservata e con toni maggiormente istituzionali. Durante il Governo Conte la comunicazione social aveva assunto un’importanza quasi vitale soprattutto nel pieno della pandemia dove la piattaforma Facebook del ex Presidente del Consiglio era il veicolo grazie al quale scoprivamo cosa ne sarebbe stato di noi e delle nostre libertà.
Draghi e la differenza con le dirette di Conte
Tramite la diretta Facebook di uno dei social più usati dagli italiani passavano le informazioni istituzionali di Conte e le conferenze stampa di aggiornamento sulla situazione del virus. Nei mesi di lockdown agli orari più assurdi ci venivano comunicati i cambiamenti o le modifiche sui Dpcm istituzionali. Tanti si ricorderanno delle attese per aspettare quella notifica di Facebook che citava “Giuseppe Conte è in diretta“. Ciò poteva avvenire in tarda sera, con ritardi anche di ore diventata consueta prassi. Dirette Facebook che non davano ai giornalisti la possibilità di fare domande in diretta su un social privato con il fidato Casalino che faceva una puntuale revisione dei canali social e del loro modo di interazione.
La vecchia comunicazione di palazzo
L’ex premier con queste dirette, invece di rassicurare gli italiani, alimentava l’allarmismo rispetto alla situazione dell’epidemia da Covid in corso. L’interpretazione dei molteplici Dpcm annunciati arrivavano a singhiozzo nei giorni successivi in un contesto di opacità imperante. Oggi, con il nuovo premier Draghi, torneremo alla vecchia ed istituzionale comunicazione di palazzo. Assisteremo anche ad un cambiamento del palcoscenico politico, senza troppi riflettori puntati e con qualche meme in meno. Nonostante ciò si continuerà a seguire e commentare ogni passo del nuovo esecutivo, anche sulla reale efficacia della mancanza o meno dei social per il nuovo premier.
Ai “post-eri” l’ardua sentenza
Potrebbe crearsi anche un vuoto comunicativo se non gestito bene ed era lecito porsi la domanda se Draghi dovrebbe o meno comunicare attraverso canali social per stare al passo con i tempi. Che i social network abbiano anche nel marketing politico una centralità e una capacità di generare consenso, è una realtà dalla quale è difficile di staccarsi e che lo stesso Conte ha portato all’apice nel suo linguaggio comunicativo. Con Draghi appare chiaro che questo equilibrio verrà ribaltato. Queste differenze rispetto all’esperienza precedente di Conte sono giustificate dalla mancata necessità di creare consenso o tifoseria in un governo dove sono presenti molti tecnici, compreso il Presidente del Consiglio. Difficile da ipotizzare se Draghi cederà in una qualche misura al mondo social consapevole che una tale comunicazione diretta sacrificherebbe inevitabilmente l’istituzionalita’ del suo profilo. Saprà gestire anche questa sfida? O sarà rigore assoluto nel più ristretto riserbo comunicativo? ‘Ai Post-eri l’ardua sentenza.