Draghi, dal liceo alla Bce, fino alla chiamata di Mattarella: chi è l’uomo del «Whatever it takes»

3 Feb 2021 9:33 - di Mia Fenice
Mario Draghi

La telefonata di Mattarella è arrivata e ora per Mario Draghi è il momento una nuova sfida. Sa di non potersi tirare indietro. Come ricorda il Corriere in una delle sue ultime apparizioni pubbliche, durante un incontro all’Università Cattolica si è augurato «che molti studenti di questa università decidano un giorno di mettere le loro capacità al servizio pubblico». Era l’ottobre del 2019 ed erano i giorni del passaggio di testimone a Christine Lagarde. «Se deciderete di farlo, non dubito che incontrerete ostacoli notevoli, come succede a tutti i policy maker. Ci saranno errori e ritirate perché il mondo è complesso. Spero però che vi possa essere di conforto il fatto che nella storia le decisioni fondate sulla conoscenza, sul coraggio e sull’umiltà hanno sempre dimostrato la loro qualità».

Mario Draghi, gli studi

E di coraggio ne avrà di bisogno molto per affrontare drammatica crisi in cui è sprofondata l’Italia. Mario Draghi a 15 anni ha perso entrambi i genitori. A prendersi cura di lui e dei fratelli era stata una sorella del padre. Ha studiato al liceo classico Massimo di Roma dai gesuiti. Nel 1970 si è laureato con l’economista keynesiano Federico Caffè. Nel 1971 è entrato al Massachusetts Institute of Technology su segnalazione di Franco Modigliani.

Il periodo che va dal 1983 al 2001

Nel 1983 è diventato consigliere di Giovanni Goria, ministro del Tesoro nel Governo Craxi I. Tra il 1984 e il 1990 è Direttore Esecutivo della Banca Mondiale. Dal 1991 al 2001 è Direttore Generale del Ministero del tesoro. È stato chiamato da Guido Carli, ministro del Tesoro del Governo Andreotti VII, su suggerimento di Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca governatore della Banca d’Italia. È stato confermato da tutti i governi successivi: Amato I, Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D’Alema I e II, Amato II e Berlusconi II.

Draghi e l’arrivo in Goldman Sachs

Nel 2002 per pochi anni è stato in Goldman Sachs, una delle banche d’affari più potenti del mondo. Più tardi, quando il nome di Draghi ha incominciato a circolare per la carica di Presidente della Bce, la Bildil quotidiano tedesco ha scritto: «Draghi è quello della lira! per la memoria: questa era la moneta con un numero infinito di zeri». Ma poi l’11 maggio del 2011 il portavoce di Angela Merkel ha annunciato l’appoggio alla sua  candidatura. La nomina definitiva è avvenuta però solo dopo la decisione dei leader al vertice Ue del 24 giugno. In questa data Mario Draghi è stato scelto come successivo Governatore della Banca centrale europea, entrando in carica il successivo 1º novembre. Da quel momento ha lasciato l’incarico di governatore della Banca d’Italia che deteneva dal dicembre del 2005.

Draghi: «Whatever it takes»

Nel luglio del 2012 con tre parole salverà l’euro: «Whatever it takes». «Faremo qualsiasi cosa perché l’euro resista» alla speculazione che in quei giorni stava attaccando la moneta senza uno Stato. Il 31 dicembre 2012 è stato nominato uomo dell’anno dai quotidiani inglesi Financial Times e The Times, per aver ben gestito la crisi del debito sovrano europeo in un momento molto delicato come l’estate di quell’anno quando la crisi finanziaria stava per contagiare grandi economie, come la spagnola e l’italiana.

Quantitative easing

Il 22 gennaio 2015 il presidente Mario Draghi ha lanciato l’atteso Quantitative easing, con cui la Banca centrale europea ha acquistato titoli di stato dei paesi dell’Eurozona per 60 miliardi di euro fino al settembre 2016.

Il 31 ottobre 2019, con il tradizionale rito di passaggio di consegne alla sua successore Christine Lagarde, ha terminato ufficialmente il suo mandato di presidente della Bce. Ora Mattarella lo riporta in Italia.

 

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