Coronavirus, l’ideona della Ue per combattere le varianti: tagliare la burocrazia dell’Ema

13 Feb 2021 12:38 - di Paolo Lami

La democratica cipriota Stella  Kyriakides commissaria alla Salute della Ue (a sinistra nella foto con Ursula von der Leyen) sfodera la soluzione contro le varianti del Coronavirus: sfoltire la burocrazia europea. E, in particolare, quella burocrazia che lega le mani all’Ema, l’Agenzia comunitaria per la valutazione dei medicinali che ha sede ad Amsterdam.

Un carrozzone elefantiaco che fatica a gestire l’emergenza Coronavirus proprio a causa delle scartoffie e dei formalismi.

C’era il sospetto che nel pasticcio della disastrosa e inefficiente lotta della Ue contro il Coronavirus e le sue pericolose varianti ci fosse lo zampino della burocrazia. E ora la conferma arriva proprio dalla commissaria, la democratica cipriota Stella Kyriakides. Che ammanta la soluzione alle lungaggini e al fiscalismo europeo con una trovata di marketing in stile Guerre Stellari: Programma di preparazione alla Difesa Biologica.

Tradotto: snellire le procedure con cui l’Ema approva i vaccini contro il Coronavirus e le sue pericolose varianti.

Insomma alla fine il nodo era questo, come si sospettava: la lentezza esasperante dei burocrati europei.

“Non possiamo permetterci di ripartire da capo nel caso i vaccini debbano esser adattati alle varianti. Per questo – annuncia la Kyriakides in una intervista ad “Avvenire” e altri media internazionali – mercoledì presentiamo un programma di preparazione alla difesa biologica“.

“Affrontiamo una sfida cruciale: migliorare il modo in cui l’Ema riceve i dati e approva i vaccini – chiarisce la commissaria Ue alla Salute. – Serve un nuovo processo regolatorio, in modo che se, per esempio, è necessario un nuovo vaccino per una variante, non bisogna ripassare per lo stesso processo, ma uno molto più snello pur mantenendo la massima sicurezza, un po’ come già accade con i vaccini influenzali. Si tratta inoltre di affrontare la questione della produzione di massa di vaccini con nuove tecnologie“.

Il resto è un elenco notarile delle (poche) cose fatte (male) e di quello che la Ue vorrebbe fare nel futuro, burocrazia permettendo.

“Questa settimana siamo a circa 32 milioni di dosi consegnate, e oltre 19,2 milioni di vaccini somministrati in tutta l’Ue. Ai cittadini europei dico che avremo in totale 100 milioni di dosi per la fine del primo trimestre, che, certo, è meno di quanto aspettavamo, a causa dei problemi con AstraZeneca. – ammette la Kyriakides. – Del resto sapevamo fin dall’inizio che le forniture sarebbero state più lente all’inizio, ma poi si sarebbero accelerate. E mi creda, stiamo facendo tutto il possibile per risolvere al più presto tutti i problemi inattesi che abbiamo visto nelle forniture. Ma nel secondo trimestre avremo altre 300 milioni di dosi, cui dovrebbero aggiungersi i sieri di Johnson&Johnson e Novavax. Dunque non è che stiamo perdendo tempo”.

E a chi le chiede se si senta ferita dalle critiche che l’hanno travolta per la gestione pasticciata dell’emergenza Coronavirus, la commissaria Ue replica accampando le solite scuse: “Spesso ci si dimentica da dove siamo partiti, che stiamo affrontando una crisi sanitaria globale di proporzioni mai viste finora. Era tutto nuovo, ci siamo trovati a fare cose per la prima volta. Ebbene, in 10 mesi abbiamo disponibili tre vaccini sicuri ed efficaci. In genere ci vogliono tra i cinque e i dieci anni. E molto importante è che ci siamo mossi per la strategia vaccinale con tutti e 27 gli Stati membri all’unisono, il che ha permesso a tutti i Paesi di avere accesso ai vaccini allo stesso tempo“.

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