Addio a Paolo Isotta, il geniale critico musicale che aveva una “parola cattiva” per tutti (video)

12 Feb 2021 15:29 - di Valter Delle Donne
Paolo Isotta

“Paolo Isotta era un coltissimo, intelligentissimo rompicoglioni. Ma il suo libro Il ventriloquo di Dio è stupendo. E i fanatici del Corriere che negli anni Settanta lo ostracizzavano erano dei fessi”. Nel tweet di Pierluigi Battista, storica (ex) firma del Corriere della Sera è racchiuso il ritratto di un giornalista fuori dagli schemi. Irregolare in tutto. Fuori dal coro sempre e comunque.

Un intellettuale raffinato e sempre fuori dal coro

Paolo Isotta è morto improvvisamente nella sua Napoli. Aveva 70 anni, era stato professore al Conservatorio di Napoli e autore di tanti libri. Alcuni, autentici capolavori. Come accade spesso con tante personalità geniali della cultura, il tempo lo collocherà nella dimensione che merita. “La sua prosa raffinata, la sua fedeltà al napoletano colto ne hanno fatto uno dei maggiori scrittori d’arte tra i due secoli”. Lo ricorda con queste parole Natascia Festa sul Corriere del Mezzogiorno.

Una carriera prestigiosa 

Nel 1974 è assunto come critico musicale al neonato Il Giornale di Indro Montanelli. Nel 1980, passa al Corriere della Sera, dove continuerà la sua attività di critico fino al 2015.  Il 16 ottobre 2015, annunciava sulle colonne del Corriere la fine della sua collaborazione al giornale milanese: «Torno a essere un musicista e null’altro che questo. Col presente articolo si chiude la mia attività di critico musicale svolta per più di quarantadue anni».

 

Paolo Isotta era stato per 35 anni critico musicale al Corriere

I lettori del Corriere della Sera lo hanno amato per tanti anni per la sua penna sublime, intinta nel curaro.  Paolo Isotta riservava stroncature formidabili a tutti. Iniziando dai monumenti della musica. Memorabile il suo articolo all’indomani della morte di Luciano Pavarotti, anziché il solito coccodrillo, aveva scritto un ritratto devastante. Aveva definito Big Luciano un “analfabeta musicale”, un “a-ritmico” e con “un ego caricaturalmente ipertrofico”. Dopo una rappresentazione del “Prometeo” di Luigi Nono, Isotta affermava «Signore e signori la musica è finita», ponendo il suo epitaffio sulla musica contemporanea. Ma la sua penna sublime e velenosa non risparmiava nessuno, anche al di fuori del mondo musicale. Massimo Cacciari? “Un millantatore”. Gabriel Garcia Marquez? “Uno scrittore modestissimo”. 

“Il Nobel per la letteratura? Un premio condizionato dai cretini”

Del leggendario compositore e direttore d’orchestra francese Pierre Boulez, Isotta scriveva invece. Dirige con “gesto legnoso, da marionetta scandente i tempi della battuta”. Di Giancarlo Menotti, fondatore del Festival dei due mondi di Spoleto, scriveva invece: “E’ un mediocre compositore del Novecento interessato più alla vita mondana con titolate e miliardarie che alla musica”.

 

Uno dei ultimi articoli, sul Fatto quotidiano era dedicato al centenario di Leonardo Sciascia e alla sua grandezza. “I migliori non vincono mai il Premio Nobel. Pirandello è un’inquietante eccezione”, era il titolo dell’articolo. Il premio Nobel per la letteratura? “Sovente premio di stolido ottimismo e di fiducia nella fondamentale bontà dell’animo umano – scriveva Isotta – che cozza col principio stesso di realtà. Sbagliarono quando lo conferirono a Pirandello, non quando (seppure varcassero l’eccesso del ridicolo) a Dario Fo. I disperati non hanno lì diritto di cittadinanza. Il numero dei cretini è così ampio che Sciascia e Borges sarebbero stati i primi a sbalordire vedendoselo conferire”. L’ennesima sublime e dotta provocazione. Nessuno poteva immaginare fosse l’ultima.

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