Una rete che arriva fino al capo dei Servizi lavora nell’ombra per Conte. Lo rivela la Stampa. Palazzo Chigi smentisce

17 Gen 2021 16:35 - di Redazione
Conte

Che in Parlamento sia in corso un mercato delle vacche lo sanno tutti e non è una novità. Ma la denuncia che arriva dall’editoriale di Massimo Giannini sulla Stampa è inquietante per due ragioni: perché proviene da una testata che non è certo nemica di Conte e dell’attuale governo, perché tira in ballo apparati dello Stato che dovrebbero stare fuori dai giochi di palazzo.

L’editoriale di Giannini: il rottamatore non ha tutte le colpe

Cosa ha scritto Massimo Giannini? Intanto ha fatto notare che “ora scaricare sul Rottamatore tutte le colpe, e soprattutto illudersi che rottamando lui la Fenice Giallorossa rinasca più bella e più forte che prima, è solo una patetica impostura“. Quindi passa a denunciare “un gigantesco problema di “forma”. Camera e Senato che sospendono il lockdown e tornano suk levantini dove si negoziano voti e si trafficano poltrone sono uno spettacolo indecente”.

Solo la vulgata di palazzo li può chiamare “costruttori”

E continua: “Agli straccioni di Valmy di Cossiga, alle truppe mastellate del Sor Clemente, alle anime perse dei Razzi e degli Scilipoti, alle pattuglie alate e plurindagate del pregiudicato Verdini. Un tempo si chiamavano “responsabili”. Oggi come vogliamo chiamarli? Disponibili? Miserabili? Per attribuirgli il quarto di nobiltà che non hanno, la vulgata del Palazzo che resiste li pretende “Costruttori”, usurpando così una bella formula coniata dal presidente della Repubblica nel suo messaggio di Capodanno”.

La rete di generali e monsignori che lavora per Conte

Per giungere quindi al passaggio più inquietante del suo editoriale: “Le cronache narrano di senatori contattati da noti legali vicini al premier, da presidenti di ordini forensi a nome dello Studio Alpa, da generali della Guardia di Finanza, da amici del capo dei servizi segreti Vecchione, da arcivescovi e monsignori vicini al cardinal Bassetti e alti prelati vicini alla Comunità di Sant’ Egidio. È “trasparenza”, questa? O piuttosto moral suasion condotta con quel “favore delle tenebre” sempre negato? Se questo è lo scenario, prendiamone pure atto”.

“E ingoiamo l’ennesimo rospo – aggiunge – sulla base di un’esigenza oggettiva: serve comunque un governo, perché votare ora non si può, e questo sembra ancora una volta l’unico possibile. Ma almeno (visto che il Pd “a vocazione proporzionale” non può farlo) lasciate a noi moralisti il diritto di masticare amaro, di fronte a questa “crisi di sistema” permanente e a quella che Cacciari chiama la “bancarotta di una classe dirigente“.

Ma ci si deve accontentare dell’indignazione da moralisti? Certo che no. Occorre chiarezza su questo “traffico di influenze” che vuole mantenere per forza Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, lo stesso Conte – va ricordato – che continua a tenersi ben strette le deleghe ai Servizi segreti .

La smentita di Palazzo Chigi

Fonti di palazzo Chigi hanno smentito l’editoriale di Massimo Giannini: “In merito all’editoriale di quest’oggi del Direttore del quotidiano la Stampa sono completamente destituite di ogni fondamento le gravissime insinuazioni in cui, facendo genericamente riferimento a quanto narrato dalle “cronache” di questi giorni, si evoca un presunto “network” che farebbe capo al Presidente del Consiglio al fine di ampliare la maggioranza e reclutare nuovi senatori”.  “Tra le altre cose appare particolarmente grave il riferimento a un presunto coinvolgimento in queste attività anche dei vertici dell’intelligence -proseguono le stesse fonti-. Il Presidente Conte, dopo aver consultato i vertici dell’Intelligence, smentisce qualsiasi loro coinvolgimento e contatto, anche solo indiretto, con membri del Parlamento e per attività che risulterebbero in palese contrasto con la legge e con le finalità istituzionali proprie del comparto”.

 

 

 

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