Spettro scissione nel M5s, non solo Dibba ma anche Morra minaccia l’addio: “Siamo dorotei…”
Basta leggere i Social per capire a che punto è la notte grillina. Dietro il post di Alessandro Di Battista che minaccia l’addio al M5s in caso di nuova alleanza con Renzi, c’è un Movimento pronto a implodere. Di certo, il Che Guevara di Roma Nord è in nutrita compagnia: si capisce anche dai post di molti esponente pentastellati. A partire dall’ex ministro Barbara Lezzi, che ha sollecitato il voto della mitica piattaforma Rousseau prima di un nuovo patto con Renzi.
Il post di Morra su M5s: “Siamo più dorotei dei dorotei. Io no”
In queste ore, ha scelto i Social anche Nicola Morra, per manifestare il suo dissenso. Il M5s che si fa “concavo e convesso” potrebbe non essere più il suo partito. A caldo, il presidente della Commissione Antimafia ha scritto su Facebook un post sibillino, ma non troppo: «Siamo più dorotei dei dorotei. Io no». E Morra, sollecitato dal Corriere della Sera, non si è fatto pregare per elencare le contraddizioni dei vertici pentastellati. Ricorda la guerra ai renziani e a Italia Viva, combattuta fino a poche ore prima e palesua quindi la sua insofferenza. «Io ho difficoltà a individuare un solo motivo politico, qualitativo, per cui si possa rinnegare quel giudizio, in quanto ritengo Renzi responsabile di una crisi inaccettabile in un momento grave come quello della pandemia che stiamo vivendo».
Morra su Renzi: “Come Penelope, disfa la tela per i suoi interessi”
Da qui la minaccia neanche tanto criptica di Morra al M5s. «Nei prossimi giorni valuterò se sarà il caso di continuare la mia battaglia per il cambiamento. Non escludo però che si diano altri scenari e dovrò valutarli con attenzione». Da qui l’insistenza e la sollecitazione ad altre opzioni: «Spero che alcuni campanelli d’allarme possano condurre altri a nuovi scenari». Il M5S ha mancato di coerenza? «Lo decideranno gli elettori. La logica ha un valore, ed è un valore etico. Si può cambiare idea, ma conservando i valori per cui è nato il Movimento. Sui timori della fragilità di una futura maggioranza con Renzi, il senatore pentastellato si avventura in una metafora “omerica”. «Il pericolo c’è sempre. C’è bisogno di qualità nella compagine politica e se inserisci un soggetto che lavora come Penelope a fare e disfare la tela secondo i suoi interessi personali è chiaro che ti esponi a rischi». C’è solo da capire, nella metafora di Morra, chi sia Ulisse e chi siano i Proci.